Il carcere e la bellezza ritrovata

Una delle testimonianze raccolte nel carcere di Verona dall’ex presidente dell’associazione “La fraternità”.
Foto Pexels

Qual era la condizione nella quale vivevi prima di entrare in carcere? C’erano situazioni di disagio, di sofferenza, c’erano difficoltà?
Quando sono entrata ero rabbiosa, avevo i miei figli, avevo la mia vita, lavoravo. Mi ero già tolta l’abitudine di sbagliare, perché avevo lavorato con un’equipe che mi aveva aiutato. Ero alcoldipendente. Ho iniziato a bere a 13 anni, ma via via sono arrivata ad avere un equilibrio sia psicologico sia lavorativo sia sociale. Mi sono costruita una vita normale come tutti. Adesso sono riuscita a capire di più grazie all’aiuto che ho avuto qui dentro. Prima ero un po’ scombussolata. Risentivo tanto i miei problemi. Poi sono venuta qua e a poco a poco mi sono inserita in questa struttura e ho cambiato il mio rapporto con tutti. Mi hanno gratificato e mi hanno dato dignità tramite la psicologa e lo psichiatra. Anche la direttrice mi ha dato nuove possibilità.

Prova a raccontare i sentimenti che provi qui. Sei partita dalla rabbia, ma poi mi pare che si siano creati sentimenti positivi. Quali sono?
Per prima cosa dare valore a me stessa e dare valore alle persone che stanno facendo un lavoro con se stesse. Finché non trovi il punto e non fai chiarezza con te stessa, finché non capisci che le persone che ti hanno messo qua lo hanno fatto per i tuoi errori e non per i loro, non farai passi avanti. Non si deve dare sempre la colpa agli altri. Se riesci a capire le differenze e riesci a rimetterti in gioco, a credere in qualcosa, in qualcuno, in quello che ti sta davanti, puoi cambiare. Quello che ti sta davanti non è qua per farti la predica o per giudicarti, è qua per insegnarti qualcosa che domani potrebbe esserti utile.

Si può dire che questa esperienza della detenzione ti ha dato un po’ più di fiducia negli altri?
Certo, mi ha dato più che fiducia. Qui mi è stato detto: «Guarda che tu non hai scritto “delinquente” sulla fronte. Tu vali. Ricordati che le persone di te non sanno niente. Quando scopriranno chi sei, non ti prenderanno per quello che eri, ma per quello che ora sei. Tu vali qualcosa. Fai vedere che vali qualcosa». Da qui ho iniziato a cambiare. Dunque, non solo fiducia negli altri, ma anche fiducia in se stessi. Avere fiducia in se stessi è la prima cosa, anche perché se tu non hai fiducia in te stessa non arriverai mai ad avere fiducia negli altri, ma soprattutto non potrai mai essere realizzata ed essere ben messa nella società. Se tu non cambi dentro te stessa e non hai fiducia nelle persone, se non pensi che ti vogliono bene, non puoi andare avanti. Quelli che ho incontrato qua non sono quelli che soltanto vanno la mattina a lavorare, ci credono in quello che fanno, ci mettono impegno, fanno dei sacrifici. Questo per me non è stato solo carcere, mi sono sentita anche amata.

C’è stata tuttavia qualche esperienza negativa?
No, perché non ho mai fatto rissa con nessuno. Cerco di essere educata con tutti, rispetto tutti e se c’è qualche cosa, io cerco di rispondere col sorriso. Situazioni che mi hanno portato a stare male non ne ho avute né con le compagne né con le assistenti. Ho apprezzato quelli che fanno del volontariato e che si sono messi in gioco, danno tanto, a me hanno dato tanto. Bisogna rispettare quello che stanno facendo, non sono qui per giudicarti, sono qui per aiutarti.

Hai incontrato persone che in qualche modo si sono fatte vicine?
Sempre, ogni giorno! Questa forse è stata l’esperienza più importante. Ogni giorno anche le mie compagne sono state affettuose con me, mi vogliono un sacco di bene e io voglio un sacco di bene a loro. Loro sanno che, quando parlo, non parlo con i libri ma con l’esperienza della strada e della sofferenza. Ho cercato di farglielo capire.

Adesso cerca di ricordare com’eri quando sei entrata. Immagina di parlare a te stessa com’eri allora, che cosa ti diresti?
La prima cosa che penso sempre e che comunico alle ragazze è che mi manca di non avere studiato, mi manca tutto quello che non ho fatto. Ho perso tempo e penso di aver fatto anche male alla salute. Quando prendi sostanze, ti restano residui e fai male al tuo corpo. Ho sbagliato tanto, mi sono pentita, però non si fa niente per niente, basta ragionarci sopra.

Ad un’altra donna che vive il tuo stesso problema che cosa diresti? Cerca di essere più consapevole? Cerca di riflettere di più?
Direi: «Guardati!… prima o poi ti accorgerai. In carcere cerca di uscire dalla cella, guardati in giro, parla con i volontari, parla con gli assistenti».

Hai parlato dei volontari, che cosa chiederesti loro? Che cosa chiederesti a tutti coloro che ti leggeranno? Che cosa potrebbero fare da fuori per voi che siete in carcere?
Io sono una persona d’oro, ormai sono nonna, anzi bisnonna. Penso che la cosa importante sia la sincerità, il rispetto, la lealtà. Chiederei il lavoro (oggi mi sento la voce di tutti i detenuti), direi che una volta fuori di qua bisogna avere la possibilità di trovare un lavoro, avere opportunità lavorative per vivere. Ci sono tanti stranieri qui, dobbiamo essere solidali con loro, non dobbiamo sempre respingerli.

Per concludere, quali sono le tue speranze e le tue paure se guardi al tuo futuro?
La mia paura è di non avere la possibilità di fare le cose che mi propongo di fare. Spero di avere la salute e tante energie. Penso di essere cambiata. Voglio godermi i miei figli. Voglio che loro capiscano l’importanza della scuola.

Dunque, la tua speranza è quella di rientrare nel cuore della tua famiglia?
Sì, e di trasmettere tutta la mia ricca esperienza, il bagaglio delle mie esperienze. Gli dirò: fatemi delle domande e io vi darò le risposte… in fondo il mondo è buono, non è come quello che pensiamo…

Anche l’esperienza del carcere ha qualcosa da dire?
Certo, è un’esperienza molto grande. È stata l’ultima e forse la più bella della mia vita.

… per assurdo la più bella!
Sì, per assurdo! Perché ho conosciuto altre persone, persone nuove, le volontarie, una in particolare che ha avuto dolcezza per me. Con lei ho fatto tante cose, facciamo letture e tanti progetti. L’unico dolore che provo è quello di ripensare a quella che ero, ma voglio ritrovare la mia vita. Quello che porto a casa è tuttavia che adesso so dove andare…

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