Il Capitale umano tenta la corsa all’Oscar

L'Italia propone la candidatura dell'ultimo film di Paolo Virzì all'Academy Awards come miglior film straniero. La recensione di Città Nuova
Locandina del film "Il capitale umano" di Paolo Virzì

Dopo l'Oscar come miglior film straniero vinto da La Grande bellezza di Paolo Sorrentino, l'Italia spera di fare il bis nel 2015. Ecco dunque che, dopo la valutazione di una giuria di esperti, l'Italia ha deciso di candidare all'Academy Awards il Capitale umano di Paolo Virzì. Ecco la recensione scritta lo scorso inverno, all'uscita nelle sale della pellicola, da Mario Dal Bello.

Il capitale umano
Paolo Virzì vince una scommessa, quella di un racconto, ambientato in Brianza – una “licenza” rispetto al romanzo di Stephen Amidon – dove una borghesia avida, spietata, festeggia la sua mancanza di umanità. Un’Italia che esiste, senza cuore se non per i soldi, e quando questi mancano, espone la propria fragilità. Virzì quindi lascia per una volta la commedia per una indagine, un tantino ideologica, sulla società nostrana, su chi per i soldi rovina l’Italia e il futuro dei giovani, ingenui e disperati al tempo stesso.

È un mondo di adulti egoisti senza valori. Ma Virzì frena il pedale della denuncia per regalarci un ritratto familiare dall’interno, in cui un cast perfetto – la sottile e ambigua Valeria Bruni Tedeschi, il sulfureo Fabrizio Gifuni, l’amorale Fabrizio Bentivoglio, la bravissima Valeria Golino – dà anima e corpo alla metafora di un Paese che deve ritrovare sé stesso, la forza sincera dei sentimenti veri. Virzì affronta il dramma e, nonostante alcune incertezze narrative, dirige un lavoro disturbante e prezioso.

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