Il canto della giovinezza

Concord nel Massachusetts: visita a Orchard House, ritrovando le atmosfere di “Piccole donne” di Louisa May Alcott. Il segreto del successo mondiale di una saga al femminile
La casa di Louisa May Alcott

La cittadina di Concord (contea del Middlesex, nel Massachusetts) è famosa per essere stata teatro della prima vera battaglia della Guerra d’indipendenza americana (1775) e per aver ospitato grandi della letteratura come Nathaniel Hawthorne, Henry David Thoreau, Ralph Waldo Emerson e Louisa May Alcott. L’autrice di Piccole donne nacque a Germantown (Pennsylvania) nel 1888.

 

A causa delle difficili condizioni economiche della famiglia, la Alcott cominciò giovanissima a guadagnarsi la vita come sarta, governante, scrittrice di fiabe e racconti, per poi dedicarsi all’insegnamento. Nel 1862, durante la Guerra civile, lavorò come infermiera volontaria in un ospedale di Georgetown. L’agiatezza per sé e per i suoi le venne dopo il successo ottenuto da Piccole donne (1868). Seguirono altri fortunati romanzi dalla fresca vena giovanile, racconti e poesie. Donna dalla personalità ricca di fascino, animata da impulsi umanitari e sociali, s’impegnò in particolar modo per i diritti delle donne. Morì a Boston nel 1888.

 

A Concord è possibile visitare a piccoli gruppi la casa-museo dove lei per 20 anni abitò con i genitori e le sorelle. Gli Alcott cambiarono molte abitazioni, ma fu in proprio in questa che la scrittrice statunitense compose il suo capolavoro e i successivi episodi. Immersa nella solitudine di un suggestivo giardino, Orchard House o Casa del Frutteto (così detta per la presenza di alberi di mele) è una graziosa dimora ottocentesca a un piano tutta rivestita in legno,  col tetto a spioventi fornito di abbaini. Nel salotto, fulcro dell’ospitalità della famiglia, si ballava al suono di un pianoforte tuttora esistente, si raccontavano storie e si faceva teatro (esiste ancora il baule che conteneva i costumi per le rappresentazioni). Nella sala da pranzo, invece, sede anche di conversazioni e dibattiti intellettuali, aleggia la presenza del padre, il filosofo trascendentalista e pedagogista Amos Bronson, che essendo vegetariano obbligava i familiari a una dieta a base di pane, cereali, verdura e frutta. E c’è la stanza che Louisa condivideva con la sorella May (la Amy di Piccole donne) e dove scriveva i suoi romanzi (perfino 14 ore al giorno!). L’intera casa conserva i mobili e gli arredi d’epoca, e non mancano schizzi e disegni originali di Louisa. Il visitatore che nella sua giovinezza ha intensamente amato i romanzi della Alcott non rimarrà deluso dalla visita: vi ritroverà esattamente le loro atmosfere e immagini veicolate dalle tante trasposizioni per il grande e piccolo schermo.

 

Perché mi trovo a parlare di Concord e della Alcott? Perché sto leggendo – tardivamente, lo confesso – la saga di Piccole donne raccolta da Einaudi in un unico volume. In particolare, m’interessa scoprire come mai questi romanzi siano stati tradotti in tutto il mondo, con continue riedizioni. Senonché vengo interrotto sul più bello dall’arrivo di una raccolta di poesie fresche di stampa: l’autore, un amico, l’accompagna con la richiesta di «uno sguardo e un giudizio».

A questo punto al piacere della lettura alcottiana subentra una sottile inquietudine: la stessa provata davanti a richieste simili di altri, ispirati da qualche musa. Sarà che in genere questi nuovi poeti usano un linguaggio troppo ermetico per i miei gusti…

 

Meglio lasciare da parte, per il momento, l’ingrato compiti di recensore per immergermi di nuovo nelle vicende delle sorelle March. L’introduzione al volume Einaudi m’informa che esse sono scopertamente autobiografiche: Jo è la stessa Louisa, che negli altri personaggi ha raffigurato membri della propria famiglia. Curiosamente, la Alcott presenta una doppia faccia, un po’ alla dottor Jekyll e mister Hyde: da una parte l’autrice di romanzi edificanti, prevalentemente destinati a un pubblico giovanile; dall’altra, la scrittrice incline a storie di sapore gotico e horror (pubblicate con pseudonimo), che tradiscono un carattere ribelle e anticonformista, quasi in reazione alla educazione moraleggiante e un po’ oppressiva ricevuta dal padre.

 

Questa tendenza venne però raffrenata e incanalata dal successo strepitoso di Piccole donne, successo che la “costrinse” a scrivere il seguito del romanzo, fino a totalizzarne quattro: Piccole donne crescono, Piccoli uomini eI ragazzi di Jo.

Piccole donne crescono… e cresce pure la mia angoscia. Cosa rispondere, senza deluderlo, all’amico poeta che mi chiede un parere? Già in un caso simile sorse tra me e l’interlocutore quasi una discussione: io sostenevo che la poesia, quella vera, illumina il mistero; l’altro reagiva in nome della libertà d’ispirazione. Evidentemente non era dotato dell’arrendevolezza della Alcott, che cambiò rotta per compiacere ai suoi affezionati lettori (ma anche per necessità economiche).

 

Più che un prodotto artistico o di puro divertimento, a lei interessava offrire, secondo i dettami dell’epoca, un ammaestramento morale a un pubblico giovanile; evitando però le prediche e i toni melensi, e alleggerendo il racconto col suo vivace senso dell’humour. L’elemento di novità è rappresentato soprattutto dal personaggio della giovane Jo, il maschiaccio di casa, irrequieto e anticonformista, che rifugge dalle avventure sentimentali e quando deve proprio legarsi in matrimonio non concede ai lettori, che pure ci avrebbero contato, la soddisfazione di scegliere l’affascinante coetaneo Laurie, bensì un più stagionato professore tedesco di filosofia.

 

Nei romanzi citati si trova espressa una dimensione domestica, un mondo di valori, di cui è custode la donna. Non per niente sono ambientati all’epoca della Guerra civile, quando tutti gli uomini validi erano impegnati al fronte ed era compito delle donne salvaguardare la continuità della vita. Le ragazze March, dunque, col loro industriarsi con sacrificio per concretizzare i rispettivi sogni malgrado lo svantaggio di una condizione quasi povera, rappresentano le energie vitali, la speranza indomita della nazione americana (un’altra icona del genere è la Rossella O’Hara di Via col vento, un classico che ha come scenario lo stesso periodo).

 

Ma anche a estrapolarla dal suo contesto storico, questa saga al femminile rimane una felice celebrazione dell’adolescenza per la sua carica di positività e di ottimismo e la sua promessa di futuro. Infatti, anche dopo aver visto le “piccole donne” accasate (non senza perdita di smalto, per la verità), essa si popola di giovani leve: i loro figli e i ragazzi della scuola innovativa aperta da Jo col marito, nei quali i personaggi ormai adulti si rispecchiano. Così il cerchio si chiude con la verde stagione di altri inizi, il che spiega il fascino di questi classici universalmente letti.

 

Proprio oggi mi viene recapitata una ennesima raccolta in versi. Quasi mi allarmo… Invece con la lirica Itaca di Konstantinos Kavafis finalmente mi arriva una ventata di pura poesia! Come quella provata leggendo Louisa May Alcott, ventata di giovinezza, canto dell’adolescenza dalle mille promesse.

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