Il cane non è un baby sitter!
La presenza di un cane in una famiglia con bambini può essere di grande aiuto per lo sviluppo di quest'ultimi. Il bimbo impara ad essere responsabile di un essere vivente diverso da lui, ma che come lui ha delle esigenze che vanno soddisfatte. Imparerà che esistono delle regole e che non possono essere eluse, imparerà a giocare e a rispettarlo vedendo in lui un compagno di giochi e confidenze, nonchè una valvola di sfogo per l'esuberanza dei sentimenti e per il suo bisogno di affetto, imparerà che entrambi hanno dei limiti che non vanno oltrepassati e comprenderà così i comportamenti sociali.
Un cane, inoltre, può insegnare al bimbo le prime esperienze di dolore e di distacco, temporaneo e definitivo. Tutto ciò ci fa concordare nel dire che un cane per un bimbo può essere un ottimo insegnante di vita. Tuttavia a volte può anche rivelarsi un pericolo per il bambino, soprattutto quando noi adulti non siamo in grado di gestire la convivenza tra bimbo e cane o quando quest'ultimo, non avendo mai visto un bambino nei primi tre mesi della sua vita, non lo riconosce ed interagisce con lui in modo aggressivo.
Un cane non correttamente socializzato (non abituato ai bimbi) non riesce a interpretare nel modo giusto i suoni ed i movimenti insoliti del bambino, per cui può scambiarlo per una preda ed inseguirlo. Ugualmente comportamenti di aggressività possono manifestarsi anche in cani che non hanno chiara la loro posizione gerarchica. Per tali motivi è sempre bene sorvegliare un cane in presenza di un bambino (il cane non è una baby sitter!) ed è di fondamentale importanza assicurarsi che i cani destinati a vivere con i bimbi abbiano avuto una buona socializzazione. In tal modo il cane riconoscerà il bambino e il suo modo di interagire con lui e, riconoscendolo diverso da una preda, non lo attaccherà.
È necessario però che anche i bambini vengano educati affinchè imparino a rapportarsi ai cani in modo corretto. Il bimbo imparerà che non deve né correre né strillare in presenza di un cane sconosciuto, perché ne stimolerebbe l'autodifesa e l'istinto alla predazione, che deve immobilizzarsi, accucciarsi e non guardare negli occhi un cane aggressivo, che deve avvicinarsi in modo graduale e lento ad un cane estraneo, chiamandolo per nome, porgendo una mano dal basso verso l'alto e dovrà saper riconoscere i segnali di preavviso di aggressività quali il pelo ritto, le orecchie tirate all'indietro ed il ringhio. Il bimbo deve sapere che a tali segnali corrisponde l'allontanamento dall'animale che a questo punto deve essere lasciato in pace.
E questo vale anche per il proprio cane, bisogna saper cosa fare e cosa no e quando fermarsi. Spesso i bimbi non riescono a frenare il loro istinto a giocare e si spingono ad oltranza anche quando il cane non ce la fa più. Oppure, quando il bimbo è troppo piccolo, può accadere che cominci a tirare la coda a Fido o a mordergli le orecchie o a infilargli le dita negli occhi. E se è vero che esistono cani buonissimi che non reagiscono a nessuna "tortura" inflitta dal piccolo d'uomo, è vero anche che spetta a noi supervisionare il rapporto bambino-animale e contribuire ad impostarlo nel migliore dei modi, frenando l'uno o l'altro all'occorrenza, ed evitando così spiacevoli incidenti all'uno o all'altro. Difatti, la maggior parte degli incidenti con gli animali sono prevedibili ed evitabili.
(A cura della dott.ssa Letizia D'Avino – Centro medico veterinario "Zoe", via Aldo Moro 75, Somma Vesuviana, Napoli)