Il cammino delle religioni
Manca meno di una settimana alla giornata che celebrerà i venticinque anni dello storico evento del 1986 e aprirà il cantiere della pace ai non credenti
Assisi 2011 non è solo un momento di preghiera per la pace, come lo erano stati i momenti del 1986 e del 2002. Benedetto XVI ha aperto il ‘cantiere della pace’, per usare un termine caro a Giovanni Paolo II, anche a coloro che dichiarano di non credere o, comunque, di non avere un preciso riferimento religioso. Saranno una piccola rappresentanza, ma qualificata: Julia Kristeva, psicanalista e filosofa franco-bulgara, allieva di Michel Foucault, Jacques Derida e Roland Barthes; Remo Bodei, professore di Filosofia all’Università di Pisa; Giullermo Hurtado, filosofo dell’Università messicana UNAM; Walter Baier, economista marxista austriaco.
Probabilmente sarà proprio questa presenza a dare il tono nuovo all’evento Assisi. Fin dall’annuncio della sua partecipazione, Benedetto XVI ha tenuto a definirlo un "pellegrinaggio", altra parola cara a Giovanni Paolo II, ma ne ha universalizzato il significato facendone un cammino comune non solo per costruire la pace, ma anche alla ricerca della verità.
"Pellegrini della verità, pellegrini della pace", infatti, sarà il titolo della giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, che celebrerà i 25 anni di quella indetta da Giovanni Paolo II nel 1986. A presentare l’iniziativa presso la Sala Stampa del Vaticano, varie personalità che hanno lavorato in questi mesi alla sua preparazione. Fra essi il Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Mons. Mario Toso, segretario del medesimo Pontificio Consiglio; Mons. Pier Luigi Celata, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso; e rappresentanti del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e di quello della Cultura.
Proprio l’idea del pellegrinaggio costituirà l’idea centrale della giornata, simboleggiato dal nutrito corteo con 176 rappresentanti delle diverse religioni verso la piazza di San Francesco e dalla preghiera che i partecipanti faranno in modo privato. Si è tenuto a precisare che si tratterà di un dialogo e una preghiera che rispettino l’identità specifica degli individui, evitando di cadere nel sincretismo.
«Una delle critiche alla prima Assisi di Giovanni Paolo II era proprio la proposizione di sincretismo», ha affermato il cardinale Turkson, e per questo «si è voluto rispettare l’identità di ciascuno dei partecipanti» e, dunque, «ciascuno pregherà come crede».
L’avvenimento di Assisi è da tempo presente nel pensiero e nei discorsi di Benedetto XVI. In Germania, nell’incontro con le comunità musulmane, il 23 settembre scorso aveva ricordato: «L’obiettivo della giornata è quello di mostrare, con semplicità, che da uomini religiosi e di buona volontà, si desidera offrire il proprio particolare contributo per la costruzione di un mondo migliore, riconoscendo al tempo stesso la necessità, per l’efficacia dell’azione, di crescere nel dialogo e nella stima reciproca».
Il card. Turkson non ha mancato di far riferimento ai recenti fatti di intemperanza religiosa, in Egitto e in altre regioni del mondo: «C’è bisogno di dire «no» a qualsiasi strumentalizzazione della religione. La violenza tra religioni è uno scandalo che snatura la vera identità della religione, vela il volto di Dio ed allontana dalla fede. […] Il cammino delle religioni verso la giustizia e la pace perché impegno primario della coscienza che anela al vero e al bene, non può che essere caratterizzato da una comune ricerca della verità».
E ha concluso: «Come 25 anni fa, il mondo ha bisogno di pace. Ha bisogno che gli uomini e le donne sensibili ai valori religiosi, che gli uomini non credenti ma amanti del bene, ritrovino il gusto di camminare insieme. Il prossimo incontro di Assisi intende, pertanto, continuare l’esperienza di fraternità vissuta e sperimentata nel 1986. Vuole essere un sogno che continua e diviene sempre più realtà: ognuno insieme all’altro, non più uno contro l’altro; tutti i popoli in marcia da diversi punti della terra, per riunirsi in un’unica famiglia».