Il calcio e l’impresa secondo Giorgio Squinzi
«Per l’uomo la misericordia è un sentimento della coscienza molto ampio e personale. Per chi fa impresa può comprendere anche il fatto di voler mettere a disposizione risorse economiche a chi non le ha per fargli raggiungere uno standard di vita accettabile. Tutto questo rientra nella creazione di impresa e di posti di lavoro. Quello che voglio dire è che per quanto mi riguarda, anche l’impresa può essere un’opera di misericordia. Del resto, io ho dedicato tutta la mia vita alla realizzazione di nuove opere di impresa». Così parlò ai colleghi di Famiglia Cristiana lo scorso mese Giorgio Squinzi da Cisano Bergamasco, presidente di Confindustria dal 2012, amministratore unico della Mapei, azienda fondata dal padre Rodolfo nel 1937, e proprietario del sorprendente club di calcio del Sassuolo.
Passato alla storia per aver guidato l’amplissima delegazione di Confindustria, per la prima volta nei suoi 106 anni dal papa, lo scorso 27 febbraio in aula Nervi, per quello che qualcuno ha definito il “Giubileo dell’industria”, Squinzi non nasconde la sua particolare attenzione per la figura di papa Francesco, per il suo essere semplice e diretto, oltre per che gli studi di chimica condotti in gioventù, un aspetto comune nella formazione.
La sua Mapei, multinazionale di materiali industriali ed edilizi con sedi in tutto il mondo, conta circa 9 mila dipendenti, di cui 2 mila in Italia, ed è oggi una delle eccellenze italiane, tramandate dalla passione del padre, alla ricerca di un senso etico quotidiano dell’agire d’impresa. «Il dovere di un’impresa è quello di assicurare in maniera permanente il suo funzionamento e possibilmente la sua espansione. Solo da un’industria e un’economia competitiva si potranno avere le condizioni di cui ho parlato: crescita, occupazione, benessere, ovviamente nei limiti di un’etica imprenditoriale. Noi industriali abbiamo il dovere di reinvestire i profitti per crescere nella solidarietà», non manca di ripetere in più occasioni Squinzi.
Se la ragione profonda per cui Confindustria ha chiesto di incontrare papa Francesco è il desiderio di interrogarsi su quali debbano essere i fondamenti di un nuovo contratto sociale, l’intervista concessa dallo stesso Squinzi alcuni giorni fa ai colleghi di Radio Anch’io sport delinea una serie di spunti che potrebbero finalmente segnare il passo di un decisivo rinnovamento per il calcio italiano, passione storica per Squinzi insieme a quella per il ciclismo, cui ha legato il nome della nota Mapei di sua proprietà.
Orgoglioso di un Sassuolo che sta facendo bene e può continuare, Squinzi rivendica un metodo e giocatori che in questi anni hanno davvero imparato a fare squadra insieme. Secondo il patron, i valori dello sport, quelli sani e positivi, sono molto vicini a quelli del pensiero cristiano: dedizione, sacrificio, umiltà. «Lo sport può far crescere bene i giovani. Noi abbiamo puntato ai giovani e all’italianità: Berardi, Politano, Trotta, sono promesse italiane, siamo la società più italiana del campionato. E poi acquistando il Sassuolo ho pagato un debito di riconoscenza a un distretto industriale, quello della ceramica, che mi ha dato davvero tanto. Il distretto di Sassuolo è una delle più belle storie dell’Italia che produce», ha dichiarato all’emittente.
Tra i problemi più gravi del calcio italiano, Squinzi, peraltro storico tifoso del Milan, ha fatto invece non di rado riferimento alle poche presenze sugli spalti e alla pessima influenza del mercato dei calciatori e dei procuratori: a suo dire, bisogna puntare ad aumentare la presenza dei tifosi negli stadi, sempre piuttosto vuoti, quindi abolire il mercato di riparazione a gennaio, un fattore di instabilità notevole. D’altra parte, alla luce dei fatti Squinzi applica per il Sassuolo Calcio da 12 anni gli stessi identici comportamenti tenuti per l’azienda: mantenere un sano equilibrio gestionale anche se, evidentemente, c’è una sponsorizzazione importante del gruppo Mapei, paragonabile ai contratti di partnership coi grandi club. A dimostrazione che si possono ottenere risultati lusinghieri come quelli di un Sassuolo che naviga stabilmente nelle zone medio-alte della classifica di Serie A con una gestione saggia, con i piedi per terra.
Dopo 12 anni, il Sassuolo modello Squinzi porta così i colori di un comune di 40 mila abitanti del modenese tra i fasti della Serie A, senza follie scandalose a bilancio, puntando sui giovani e su un impianto sportivo, il Mapei Stadium, appositamente ammodernato, sponsorizzato e ben gestito dalla stessa Mapei, proprietaria dall’inizio del 2014. È impresa, è calcio: funziona ed è possibile.