Il calciatore immarcabile

«Buon Natale ai miei nuovi tifosi. Sono molto felice di essere con voi per un nuova sfida sportiva!!!». Con questo tweet l’attaccante brasiliano Adriano Leite Ribeiro prova a tornare nel calcio professionistico dopo anni di eluse promesse di rinascita, sregolatezze e larghi tratti di inattività
Adriano

Dopo un paio di mesi di incertezze e trattative, dalla scorsa settimana è un nuovo giocatore del Le Havre, club della seconda divisione francese guidato dall’imprenditore Christophe Maillol. Per quello che nel mondo del calcio, a onore dell’antico omonimo imperatore romano, era in arte “l’Imperatore” per le sue gesta sportive, durate per la verità non più di qualche anno, si tratta dell’ennesimo tentativo di “resurrezione” da calciatore professionista: i chili da smaltire per un peso-forma decente risultano almeno 15 e gli anni quasi 33 ma, dopo anni di rovinose sregolatezze, notti brave, alcolismo e scorci depressivi, l’ex bomber dell’Inter afferma di volerci provare ancora, firmando per sei mesi un accordo confermato dal legale del giocatore, Mauro Bousquet.

Ritiratosi dai campi dopo l’ultima apparizione del 4 marzo 2012, quando aveva lasciato il Corinthians, Adriano aveva cominciato ad allenarsi a dicembre dello scorso anno con l'Atletico Paranaense, firmando un contratto proprio il 6 Gennaio, salvo poi riuscire a farsi licenziare l’11 Aprile scorso dopo aver collezionato solo pochi minuti in Coppa Libertadores e un gol: l’ex attaccante di Inter, Fiorentina, Parma e Roma, aveva già deciso di non presentarsi al raduno del 24 gennaio per poi, in Primavera, sparire di nuovo per qualche giorno. Un comportamento tristemente noto che ne ha minato una carriera probabilmente altrimenti folgorante.

Nato a Rio de Janeiro il 17 febbraio 1982 e laureatosi campione del mondo under 17 con la nazionale brasiliana nell'estate ‘99, Adriano assurse agli onori della cronaca il 14 agosto 2001, quando un’Inter ancora nostalgica di quell’indimenticabile portento chiamato Ronaldo affrontava al Bernabeu il Real Madrid di Figo, Zidane e Roberto Carlos in amichevole.

Entrato a cinque minuti dalla fine, questo ragazzone di 19 anni dal fisico imponente, cresciuto nella tribolata favela di Vila Cruzeiro, fece strabuzzare gli occhi al mondo sportivo seminando a ripetizione il panico nella difesa madrilena, prima di scaraventare all’incrocio dei pali un sinistro di impressionante potenza su calcio piazzato. Talento naturale, straordinaria forza fisica, abilità nel dribbling e falcata potente ne fecero in pochi anni uno degli attaccanti più forti al mondo.

Mandato a “farsi le ossa” alla Fiorentina e al Parma, a partire da Gennaio 2004 tornò a vestire la maglia nerazzurra segnando 9 reti decisive nella seconda parte del torneo e risultando decisivo per il quarto posto finale.

La stagione 2004-05 lo vide consacrarsi come “giocatore immarcabile, tutt’al più arginabile”, per citare una celebre espressione di un allenatore avversario, Francesco Guidolin, che rilasciò il commento riferendosi ad un eurogol realizzato da Adriano il 17 ottobre 2004, quando questi divorò palla al piede 70 metri prima di trafiggere il portiere con il consueto sinistro dinamitardo: alla fine della stagione vinse la Coppa Italia e fu premiato quale miglior marcatore dell'anno IFFHS, continuando a stupire fino alla fine del 2005, quando ebbe inizio, decisamente troppo presto, un inesorabile declino fisico e psicologico, scatenato dalla dolorosissima morte del padre.

Iniziarono già allora i tentativi di recupero psicofisico in patria, dove l’Inter “lo parcheggiò” per sei mesi al San Paolo con buoni risultati. Rientrato all’Inter, intanto affidata alla guida tecnica di Josè Mourinho, iniziò a presentarsi in ritardo agli allenamenti dopo le Festività natalizie, quindi rifilò un pugno ad un calciatore della Sampdoria che gli costò tre giornate di squalifica, per poi fare perdere le proprie tracce per qualche giorno in aprile, dopo aver risposto a una convocazione della Nazionale brasiliana.

Risolto il contratto con l’Inter motivando con l’intenzione di “smettere per qualche tempo” dopo un poco più di un mese si accordò con il Flamengo, ricominciando a inanellare reti e buone prestazioni e, pur saltando in più occasioni allenamenti e rendendosi irreperibile, a giugno 2010 convinse la Roma a fargli firmare un contratto triennale. Complici i molteplici infortuni, “l’Imperatore” non si riprese mai Roma, così come non è più riuscito a riprendersi il Brasile e, per la verità, neanche il controllo di se stesso.  

Gravi infortuni, notti irresponsabili, grane giudiziarie ed un evidente sovrappeso hanno fatto sì che in Brasile nessuno ad oggi creda più al suo recupero psicofisico. Dopo le sue proverbiali “follie” l’Imperatore, o ciò che sportivamente ne rimane, sbarca in Normandia, per quella che con tutta probabilità sarà l’ultima chiamata, seppure in sordina, del calcio professionistico.

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