Il caimano di Brecht

Con La resistibile ascesa di Arturo Ui, Brecht ci restituisce l’equivalente della tragedia nazista connessa con la perversione.
Il caimano di Brecht

Considerando quanto scrive nell’epilogo: «Il grembo da cui nacque è ancora fecondo», ne La resistibile ascesa di Arturo Ui, Brecht ci restituisce, con immediatezza, l’equivalente della tragedia nazista connessa con la perversione, fissandone il valore negativo storicamente perenne. Tutt’oggi. In questa “farsa storica”, scritta dall’esilio finlandese, Brecht traspose, con intenti didascalici e satirici, la carriera politica del Führer in quella di un immaginario gangster americano contemporaneo di Al Capone e sanguinosamente specializzato nel racket dei mercati ortofrutticoli. Capendo che non basta la violenza per fare carriera e avere il consenso delle masse, prende lezione di portamento e dizione da un vecchio attore, fanatico scespiriano. Protagonisti e comprimari dell’opera sono caricature di Hitler, Goering, Goebbles, tratteggiate con il segno grottesco di Grosz. Nel mettere in scena il connubio tra potere politico, industria e malavita organizzata da cui nasce Arturo Ui, il regista Claudio Longhi costruisce uno spettacolo memorabile, una sorta di musical ricco di simboli e rimandi, in cui troneggia un Umberto Orsini plasticamente perfetto nel ruolo, e uno stuolo di attori impeccabili, che cantano e suonano, con in testa Lino Guanciale, Luca Micheletti, Antonio Tintis, sulla scena di cavolfiori e cassette da mercato che diventano grattacieli.

All’Argentina di Roma fino al 29/4.

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