Il Bruto di Albertazzi
Nel Giulio Cesare del regista Antonio Calenda prevale il punto di vista di Bruto. Quasi un delirio, mentre compone la rappresentazione teatrale della sua utopia e del suo tormento, affidato alla voce di Giorgio Albertazzi moltiplicata per più personaggi. Riscritta da Nicola Fano per l’attore-regista, la tragedia scespiriana ha avuto come scenario un inedito sito archeologico. Tra il Colosseo, l’Arco di Costantino, e il Palatino, le parole di Bruto risuonavano di particolare significato per la vicinanza con i luoghi stessi dei fatti evocati. In una scena abbagliante di bianco anche nei costumi, rivive, in un crescendo di oratoria, il gesto di Bruto. Idealista fragile, contrario ad ogni spargimento di sangue, per amore di Roma vorrebbe uccidere nell’ambizioso tiranno più che l’uomo il mito. Ma dopo l’assassinio, la vista del sangue decreterà la costatazione dell’inutilità dell’agire. In questa “metafora del destino e del desiderio mimetico del potere “, la libera drammaturgia di Calenda intende sondare il percorso creativo dell’autore nel concepimento del dramma. Inserisce così citazioni da Amleto – di cui oltre ai dubbi Albertazzi condivide l’ingresso mentre legge un libro -, da Plutarco, e da Beckett. Il resto dello spettacolo, visivamente impeccabile, è un susseguirsi di quadri viventi: una schiera di attori con maschere e armi, immobili come bassorilievi, o mentre mimano e cantano brechtianamente, diventano via via senatori, plebei, congiurati, guerrieri. In una bella immagine questi ultimi precipiteranno nella nera voragine aperta da una pedana, per poi emergere con una scultura di corpi al riaprirsi del pavimento. Anche se dal coro, come apparizioni, si staccano per brevi sequenze singoli personaggi, essi non entrano mai in rapporto dialettico col protagonista. E di ciò si avverte la mancanza. Come pure di quel contrasto necessario, per esempio, nella scena litigiosa fra Cassio e Bruto. L’assunzione di vari ruoli concepiti per i toni di Albertazzi – dolenti, epici, affannati, colloquiali – non sempre convince. Ma nei momenti in cui egli sfodera la grinta del grande attore, dove la parola sembra identificarsi con l’uomo, si è ripagati di un evento solo annunciato. Produzione Teatro di Roma. A Ostia antica dal 18 al 30/7, e in tournée. AGENDA TIVOLI. Fra gli esponenti più autorevoli del “nuovo flamenco” Joaquin Ruiz è in scena con la sua compagnia al Festival EuroMediterraneo il 28/7 a Villa Adriana. CERVIA. La 27ª edizione del Festival “Arrivano dal mare” è dedicata a Pinocchio. Accanto a burattini, pupi e marionette, spettacoli all’insegna della contaminazione: danza, video-teatro, ombre e teatro visuale. www.arrivanodalmare.it SALERNO. La compagnia di danza di Michele Pogliani presenta, il 30/7, il nuovo spettacolo Hellzapop, un mix di sentimento, commedia, musica e non sense, definito “techno musical”.