Il Bolero con giovani e anziani

Rivisitato dalla coreografa e danzatrice Michela Lucenti, lo spettacolo "How Long is now" indaga il tema della vecchiaia, della malattia, dei padri e dei figli, del tempo che fugge. Coinvolgendo gli ospiti di una vera casa di riposo romana
Un momento dello spettacolo

Da sempre sensibile alle tematiche sociali, esplorate attraverso un forte lavoro sul corpo e il movimento molto fisico di quel teatro-danza che la contraddistingue, la coreografa e danzatrice Michela Lucenti con la sua compagnia Balletto Civile indaga il tema della vecchiaia, della malattia, dei padri e dei figli, del tempo che fugge, e di quel che resta, dell’amore dato e di quello ricevuto, da trasmettere perché si rinnovi sempre.

Tra sequenze danzate e altre recitate, ironiche e vicine allo sketch, molte altre immagini compongono “How Long is now”. Seduto su una bianca poltrona affiorano nella mente di un anziano professore di fisica ricordi, persone, fatti della sua esistenza. Sfilano davanti e dietro di lui. Accanto a lui. E lo fanno di vibrare emotivamente, gesticolare al suono di una musica, persino di danzare su quel verde prato dove tutto converge. È una danza della memoria dove prendono corpo pensieri e visioni: una sfilata di personaggi in scorribande dal tono cinematografico. Come il postino che per 40 anni gli ha portato la posta, la ballerina brasiliana di cui si era innamorato, una figura angelica che cammina sulle punte, la mamma francese morta in un incidente, la moglie amorevole ma assillante, un medico napoletano superficiale che lo ha in cura, e una figlia, madre di un ragazzo ignorantello che però lo farà inebriare portandolo in una folle corsa in motocicletta.

Ma è l’ultima parte dello spettacolo a emozionare, quella lunga sequenza che, secondo una pratica coreografica ormai in uso già attivata, con modalità diverse, da Pippo Delbono o Virgilio Sieni, include persone non professioniste. Sulla musica del “Bolero” di Ravel, rielaborata al violoncello da Julia Kent, la scena si riempie di anziani seduti in carrozzella accompagnati dai performer della compagnia, che danno vita a un rito poeticamente clinico. Includendo nello spettacolo la presenza di un gruppo di anziani di una casa di riposo romana con i quali la compagnia ha condotto un laboratorio, Lucenti costruisce una danza di intensa partecipazione emotiva, frutto di una praticaetica che dà valore al senso di comunità focalizzato sul rapportointergenerazionale. Sono dialoghi danzati, fatti di gesti simbolici, di movimenti semplici carichi di tenerezza, di complicità, di sorrisi, di sguardi parlanti che tradiscono gioie e ferite, di corpi consegnati all’altro per essere guidati e amati. Un dare e ricevere che è un tutt’uno, un abbandonarsi che sembra dire gratitudine, bellezza di esistere, verità da vivere, accompagnato dai versi lirici di una danzatrice che arrivano al cuore: «Quando il sangue si traversa dai padri ai figli, qualcosa va perduto… E il sangue è scordato. Prende il sapore di ciò che si dimentica. Dentro ai figli la sacra dimenticanza dei padri, eredi sbagliati, residui di un’interezza antica. A noi il compito dell’adunanza. Quando ai cuccioli spelati viene chiesto di esporsi all’inverno».

How Long is now #Roma” ideazione e coreografia Michela Lucenti,script Maurizio Camilli, Compagnia Balletto Civile con gli anziani dello Spazio Incontro della Cotrad Onlus e della Casa di Riposo Bruno Buozzi di Roma. Visto alteatro Vascello di Roma per il festival Teatri di Vetro.

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