Il bisogno di condivisione sotto le bombe

Si intensificano i bombardamenti su Tripoli. Un’iniziativa comune dei cristiani presenti nella capitale
Bombardamenti su Tripoli

Mons. Giovanni Martinelli è tornato in Libia dopo aver reso visita al papa. «Ho portato a tutta la comunità i saluti della Chiesa intera, e ho trovato un gran bisogno di comunione», mi dice stamani il vescovo dei latini di Tripoli, svegliato alle 5 da due fortissime esplosioni. «I bombardamenti si intensificano sempre di più, e non hanno più solo obiettivi militari, ma ogni tipo di infrastruttura: ponti, antenne radio, uffici. Si vuole evidentemente distruggere tutto ciò che serve alla vita comune».

Nel frattempo la diplomazia non avanza, forse perché non la si vuol far avanzare: «Il presidente sudafricano aveva ottenuto delle concessioni da parte del governo libico, ma poi non se n’è fatto più nulla. E oggi sembra che venga a Tripoli un inviato russo. Stiamo a vedere, ma la volontà degli attaccanti è purtroppo chiara».

 

Sui media italiani ieri sono state pubblicate notizie della profanazione del cimitero cristiano e del bombardamento di una chiesa copta: «In realtà non c’è stata profanazione, ma semplicemente un saccheggio del piccolo ufficio del cimitero da poco rimesso a nuovo. E la chiesa copto-ortodossa di via Swani non è stata bombardata, ma ha ricevuto le conseguenze del bombardamento intenso sull’attigua caserma».

 

La reazione dei cristiani è stata rapida: «Ci siamo riuniti qui da noi, tutti i responsabili delle Chiese cristiane presenti a Tripoli, e abbiamo scritto una nota comune al ministero degli Esteri, per chiedere una maggiore vigilanza sui luoghi di culto. Ma, soprattutto, abbiamo pregato insieme in un’agape ecumenica: c’è un grande bisogno di unità. Noi cristiani non siamo mai stati così vicini e uniti come in queste settimane, nella gioia di condividere».

 

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