Il bisnonno in Argentina
Anna ricordava benissimo alcuni momenti della sua infanzia. Aveva appena frequentato la terza classe elementare e durante le vacanze, come accadeva ogni anno, aveva seguito i suoi genitori a casa dei nonni materni. Per lei entrare nel tinello della casa di campagna dei nonni era sempre come varcare la soglia di un luogo un po’ misterioso: era ricco di mobili antichi che potevano raccontare, già all’epoca, storie vecchie di cent’anni e più. Si sedeva sul sofà e chiudeva gli occhi. Quando li riapriva sapeva che si sarebbe trovata di fronte la fotografia ingigantita di un distinto signore, giovanile, sguardo fiero, baffi folti all’insù. La cornice dominava la parete. Fu un giorno che la sua mamma la trovò lì seduta e, un po’ meravigliata che preferisse quel luogo al cortile esterno, pieno di giochi e di rumori, le spiegò: Quello è mio nonno. Si chiamava Felice assomigliava tutto al re d’Italia: quando ero piccola io c’era il re. Anna capiva che quella coincidenza nella rassomiglianza a un re, al tempo poteva essere ritenuta un onore e si sentì catapultata in un’era lontana 60 anni prima, che per lei bambina, era un’eternità. Ma se la sua mamma parlava del bisnonno Felice con riverenza, era per altri motivi e li spiegò: Era severo con me e con i miei fratelli, ma giusto e buono. Da lui ho imparato molto sulla vita. E la mamma le snocciolò svariati aneddoti, per lei più curiosi che divertenti, sulla vita con quel nonno nella famiglia patriarcale. Ma la novità la raccontò ad Anna il nonno Giuseppe, che aveva avuto per padre l’uomo della fotografia. Fu una sera d’inverno, quando la nipotina gli chiese: Il signore della fotografia era il tuo papà, vero nonno?. Certo, mio padre… Sai che è stato in Argentina a fare l’emigrante? . E dov’è l’Argentina?. In America, quella della canzone: Mamma mia dammi cento lire, che in America voglio andar… Molti sono partiti in quell’epoca su centinaia di bastimenti, per cercare fortuna in America. Con loro anche il mio papà. Io ero piccolo, sono nato nel 1899, lo sai, però mi ricordo che la mamma mi parlava del papà, che faceva il fattore in una fazenda a Mendoza, dove gli aveva trovato lavoro un suo fratello, partito qualche anno prima: fu fortunato! C’era andato con Desolina, la mia sorella più grande, che cuciva le camice in una fabbrica… . Il nonno si era fermato, pensoso. E poi, cos’era accaduto? Poi, quando la figlia si innamorò di un giovane argentino e stava quasi lì, lì per fidanzarsi, su invito perentorio di mia madre, mio padre fece la valigia e tornò a casa, in Italia, con Desolina appresso. Così smise di fare l’emigrante e poiché aveva fatto fortuna, comprò la proprietà che adesso io lavoro. Anna se lo ricordava bene quel racconto e le sembrò allora una crudeltà, però fatta a fin di bene, perché poi la figlia si sarebbe di nuovo innamorata di un bravo giovane! Quanti sacrifici, pensava Anna, avevano fatto tutti quei nonni e quelle nonne… passati! Sono trascorsi alcuni decenni da quei momenti e Anna non ha più ripensato a quel racconto di nonno Giuseppe, fino a pochi giorni fa, quando un’email straordinaria l’ha riportata a 40 anni fa e poi a 100! L’allegato al messaggio email era una foto, una foto di 100 anni fa, scattata in Argentina, che piano piano si è delineata sullo schermo del suo computer, adagio, come se arrivasse direttamente dal 1906 e da un continente lontano come quello americano. La stampa era buona. C’era il bisnonno Felice con i suoi baffi importanti, i capelli curati e divisi da una riga nel mezzo, vestito elegantemente e seduto proprio come un re sul trono. Lo affiancava Desolina, la giovane figlia dallo sguardo pensieroso, bella nella sua camicetta vaporosa di pizzi, in piedi, con i capelli raccolti e impreziositi da un fiore. C’era una data stampigliata sul bordo, 1906, e il nome del fotografo argentino che li ha immortalati, perché arrivasse a casa, al di là dell’Oceano Atlantico, in Italia, il ricordo e la testimonianza di un amore immutato. Lo sguardo dell’uomo rassicurava la moglie: stiamo bene, vedi? Stai serena! Ad Anna sarebbe piaciuto esserci al ritorno del bisnonno in Italia, per sentirlo raccontare! Avrebbe misurato, dal suo racconto, i sogni e le fatiche che lo avevano accompagnato negli anni d’emigrazione, pensando al futuro dei figli e dei nipoti. Anna era stata da sempre affascinata dalla storia, ma fin da piccola si era convinta che la storia non l’avessero fatta i re, ma tanta gente, uomini e donne, ogni giorno, con la pazienza e la tenacia, come il suo bisnonno e tanti come lui. Così per dire un piccolo grazie, Anna ha incorniciato la stampa di quell’allegato alla incredibile email e l’ha regalata a sua madre che ha compiuto 80 anni. Chissà che bel sorriso, dietro i baffi regali, si sarà fatto nonno Felice!