Il bilancio dello Stato ai raggi X della Corte dei Conti
La Corte dei Conti, com’è noto, è un organo collegiale previsto dalla Costituzione con compiti sia giurisdizionali che amministrativi di controllo. Fra le sue funzioni rientra anche la verifica del bilancio consuntivo dello Stato o di altri enti pubblici, allo scopo di accertare il rispetto delle regole contabili e l'attendibilità del bilancio stesso, trasmettendo – in esito a tale controllo – una relazione al Parlamento. Una funzione che, nel tempo, è andata evolvendosi attraverso l’attività di “referto” che ha affiancato il tradizionale controllo, che non si limita alla sola legittimità dell’attività amministrativa, ma esprime anche una valutazione riguardo alla sua efficienza ed efficacia. In tal modo viene consentito al Parlamento di adottare le proprie conseguenti determinazioni sulla base del massimo grado di trasparenza possibile.
La relazione sul consuntivo 2012. È stata approvata il 27 giugno scorso dalle sezioni riunite della Corte dei conti per l’esercizio finanziario dello scorso anno. Il consuntivo è analizzato attraverso una puntuale radiografia di ogni singola amministrazione statale, attraverso la quale le verifiche non si limitano agli aspetti di mera regolarità contabile delle risultanze esposte, per estendersi invece ad una valutazione complessiva dei programmi di spesa e della rispondenza dei relativi assetti organizzativi.
Ci limitiamo a riportare alcuni stralci significativi di questo referto inviato al Parlamento. Ma é possibile a chiunque prenderne visione integrale consultando il sito della Corte dei Conti.
1. Razionalizzare la spesa. In apertura, la relazione rileva come la crisi economica che stiamo attraversando ponga nuove pressanti esigenze di gestione della finanza pubblica, per affrontare le quali non basta la garanzia, sia pure estesa, sulla qualità, sull’attendibilità e sulla regolarità delle scritture di bilancio rese disponibili per i relativi riscontri dalle amministrazioni pubbliche.
Ad essa – prosegue il referto – deve necessariamente essere affiancato un lavoro, altrettanto accurato se non più impegnativo, inteso a favorire il processo, indifferibile nelle condizioni presenti, di revisione e razionalizzazione della spesa e degli apparati pubblici. La revisione della spesa – si sottolinea – deve, dunque, essere ripensata in funzione di un obiettivo di più lungo periodo, che non può non investire la questione della misura complessiva dell’intervento pubblico nell’economia.
In altri termini – viene specificato – il rafforzamento degli interventi sulla spesa pubblica e dell’azione di efficientamento delle strutture amministrative vanno intesi anche nel significato, più impegnativo e complesso, di ripensamento delle modalità di prestazione dei servizi pubblici in relazione alle aspettative dei cittadini in un contesto sociale e demografico profondamente mutato.
2. Ridurre la pressione fiscale. Dalla relazione dell’organismo contabile emerge come il contestuale ricorso ad aggravi di imposte a livello sia centrale che locale, anche a fronte di un continuo taglio dei trasferimenti statali, contrasti con il principio ispiratore del federalismo fiscale, che richiederebbe piuttosto l'invarianza della pressione fiscale complessiva. A farne le spese – rileva la Corte – sono in primo luogo i cittadini, ma anche voci importanti, come quella dedicata agli investimenti, che continua a calare.
3. Recuperare l’evasione. È un aspetto collegato al precedente. Per ridurre il carico fiscale sui cittadini, va contrastata seriamente l’evasione fiscale. Due esempi: Iva ed Irap. Secondo la Corte dei Conti l’evasione che riguarda queste due voci, in un solo anno, sfiora i 55 miliardi (46 per l’Iva e 9 miliardi per l’Irap). Con queste entrate, ove riscosse, si potrebbero pagare più di un anno di debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese creditrici o, se si preferisce (data l’attualità del tema), sarebbe possibile cancellare per almeno un decennio l’Imu sulla prima casa!
4. Ridurre gli sprechi. Anche a questo riguardo la Corte dei Conti offre un esempio emblematico: le società partecipate. Quelle censite a giugno 2013 sarebbero più di 400. E quasi tutte in perdita. Un rivolo finanziario che andrebbe drasticamente ridotto e contenuto entro limiti tollerabili.
Ci auguriamo che Governo e Parlamento ne tengano debito conto.