Il bello (e il brutto) di Catania 2011
Grande successo, nonostante qualche ombra, per i mondiali di scherma in corso in Sicilia. Una pioggia di medaglie per l’Italia, grazie anche ad atleti davvero tenaci
Da sport “d’elite”, da disciplina praticata solo in pochi Paesi, la scherma è diventata negli anni sempre più planetaria. Un poco a sorpresa, almeno per coloro i quali solo poco tempo fa ne chiedevano addirittura l’esclusione dalle Olimpiadi a causa della sua diffusione piuttosto limitata. A Catania invece, per la settantatreesima edizione dei campionati del mondo, sono presenti circa 1600 atleti (tra olimpici e paralimpici), in rappresentanza di ben 118 nazioni. Una manifestazione dai grandi numeri quindi, caratterizzata fino ad ora da imprese entusiasmanti ma anche, inevitabilmente per un evento di questa dimensione, da qualche “sgradevole” episodio.
Quando la politica invade lo sport – Nelle qualificazioni del torneo di spada, ad esempio, la tunisina Besbes è scesa in pedana per affrontare l’israeliana Mills, ma in realtà non c’è stato un vero incontro: la Besbes infatti, su indicazione dei dirigenti della propria nazionale, è rimasta passiva ed ha subito senza opporre resistenza le cinque stoccate che ne hanno determinato la sconfitta. Alla fine dell’assalto non è passata inosservata la reazione delle atlete, che sono scoppiate entrambe in lacrime. Nei turni preliminari del torneo di fioretto maschile, poi, l’iraniano Ghanbari Hamad si è ritirato senza nemmeno scendere in pedana. Il motivo? Era stato inserito in un raggruppamento con l’israeliano Tomer Or. Ancora una volta l’intolleranza politico-religiosa ha fatto capolino, purtroppo, nel mondo dello sport.
Sventola il tricolore – Ma questa edizione dei mondiali, fortunatamente, sta regalando molte più luci che ombre. Grandissimo il successo di pubblico, che ha gremito le tribune in tutte le giornate di gara. E grandissimo anche il bottino tricolore, con l’Italia sta letteralmente dominando il medagliere: 4 ori, 2 argenti e 2 bronzi solo nelle prove individuali olimpiche, a cui vanno aggiunte le medaglie conquistate dai nostri atleti paralimpici. E non finisce qui, visto che si gareggerà ancora fino a domenica. Abbiamo assistito a vittorie entusiasmanti come quella di Andrea Cassarà nel fioretto maschile, arrivata al termine di un torneo condotto con l’autorità di un vero campione (75 stoccate date e solo 25 subite nei primi cinque assalti che lo hanno poi portato a disputare la finale contro l’altro azzurro Valerio Aspromonte). Ma abbiamo assistito anche a conferme di campioni già affermati come Valentina Vezzali e Aldo Montano, e a qualche gradita sorpresa come quella che ci ha regalato il neo campione del mondo di spada Paolo Pizzo. Tutti e tre ragazzi dotati di una tenacia fuori dal comune.
Infinita Valentina – Nessuna come la Vezzali. Almeno nella scherma. La nostra campionessa ha conquistato a 37 anni e mezzo il suo sesto titolo mondiale individuale nel fioretto, impresa che in questo sport non era mai riuscita prima a nessuno, uomini compresi. Quello che continua a sorprendere della schermitrice jesina è la feroce determinazione che riesce a mettere in gara da oltre vent’anni. Ecco allora che non devono stupire prestazioni al limite dell’impossibile, come quella di cui Valentina si è resa protagonista nei quarti di finale. Opposta alla francese Maitrejean, l’azzurra si è trovata indietro di ben sei stoccate (5-11) a novanta secondi dalla fine dell’incontro. Stoccata dopo stoccata la Vezzali si è rifatta sotto arrivando a pareggiare a 5 secondi dal termine, per poi piazzare il colpo vincente nel minuto supplementare (12-11).
La rivincita di Aldo – Dotato di un talento cristallino, ultimo di una famiglia di grandi schermidori livornesi, Montano è balzato agli onori delle cronache quando si è aggiudicato la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atene del 2004. Una popolarità inaspettata, agevolata dal fatto di essere un ragazzo simpatico ed estroverso: apparizioni televisive, testimonial di diverse pubblicità, partecipazione a reality show. In molti si sono chiesti: ma è conciliabile la mondanità con una carriera sportiva di vertice? I risultati altalenanti di Aldo in questi ultimi anni hanno alimentato la discussione, e così sul nostro atleta sono piovute moltissime critiche (non vuole più allenarsi, è distratto da altre cose …). Dopo i deludenti Giochi di Pechino del 2008 Montano è stato addirittura tentato di lasciare lo sport. Ma si è trattato solo di un attimo di sconforto, perché la passione per lo sport è stata in lui più forte di tutto, anche delle “malelingue”. Così, nemmeno un persistente problema al tendine che negli ultimi mesi lo ha fortemente limitato in allenamento e che probabilmente lo costringerà ad operarsi già nelle prossime settimane, gli ha impedito di disputare un mondiale perfetto che lo ha portato al primo titolo iridato della sua bellissima carriera.
Un successo inaspettato – Cosa ci può essere di più bello per un atleta che laurearsi campione del mondo nella propria città, davanti ai propri familiari, ai propri amici e ai propri concittadini? Chiedetelo a Paolo Pizzo (nella foto), il ventottenne spadista catanese che ha disputato la gara della vita proprio nell’occasione più importante: «Non ci posso credere! Un’esperienza che auguro a tutti gli sportivi», è stato il commento dell’azzurro al termine di una giornata che non dimenticherà mai. Già, roba da non credere, considerando che Pizzo alla vigilia non era certo indicato tra i principali favoriti: per lungo tempo non era stato convocato in nazionale, e la sua prima gara con la maglia azzurra l’ha disputata appena quattro anni fa. Oltretutto all’età di tredici anni è stato operato per un tumore alla testa, che aveva indotto i medici a consigliargli di smettere con lo sport. Ma Paolo ha saputo reagire ai vari ostacoli incontrati sin qui sul cammino, aspettando il momento giusto, e alla fine ha piazzato la stoccata vincente.