Il ballo tirolese è una prova di resistenza

Un battere continuo di piedi e di mani su scarpe e gambe: i ballerini di Alessandro Sciarroni entrano nella tradizione folk ed eseguono questo ritmo incalzante fino allo sfinimento. Anche il pubblico viene sfidato a seguirli. Un viaggio nel movimento invece è quello proposto dallo spettacolo Hasta dónde…?
I ballerini tirolesi di Sciarroni

Evolve la ricerca creativa di Alessandro Sciarroni, originale «performance artist» (è sua la definizione) che, con Folks Will You Still Love Me Tomorrow?, torna alla danza usando quella popolare, nello specifico quella tirolese, come indagine sulla tradizione. Sceglie un faticosissimo ballo bavarese, lo Schuhplattler, caratterizzato dal battere continuo dei piedi e dalla percussione delle mani sulle scarpe e sulle gambe. È il concetto, per Sciarroni, del ballo come regola, dittatura, flusso di movimenti incessanti che seguono il ritmo e la forma, non il contenuto. «La forma è ritmo, è energia che viene percepita attraverso le orecchie, non gli occhi». In questo loop di gesti percussivi, con sincronicità e rigore i sei danzatori, sempre sorridenti, lo eseguono con variazioni disturbanti e intermittenze musicali, fino allo sfinimento. Una prova di resistenza che chiama in causa anche il pubblico. La danza, infatti, continuerà ad essere eseguita «…finché rimarrà un solo spettatore in platea o un solo danzatore sul palco». È questa la sfida che viene annunciata ad apertura dello spettacolo che potrà durare anche ore. E così avverrà. Tra defezioni e resistenze chi riuscirà a resistere farà un’esperienza inusuale che va oltre il senso della provocazione e della nozione di visione.

Alla Stazione Leopolda di Firenze per FabbricaEuropa.

Fino a che punto?

Letteralmente mozzafiato è lo spettacolo Hasta dónde…? del coreografo e danzatore di origine israeliana, ma attivo a Madrid, Sharon Fridman in coppia con Arthur Bernard Bazin. La coppia,dai tratti somatici decisamente distanti,entra lentamente portando in spalla l’uno il corpo – morto o ferito – dell’altro. Come a volerlo resuscitare e dargli vita il primo lo animerà con movimenti ininterrotti, sempre legati al corpo o ad un lembo degli abiti. I loro ruoli, tra cadute e risalite, s’invertiranno. I due ingaggiano un veloce, energico, tenero e talvolta violento corpo a corpo con gesti disarticolati e precisissimi che sorreggono, abbracciano, depongono.

È una lotta tra due parti, tra due facce interiori. È la manipolazione che pratichiamo su noi stessi per arrivare a comprendere fino a che punto (ossia hasta dónde) si può comunicare, soffrire, buttare o essere gettati. Nessuna delle due parti vince, lo scopo è quello di trovare un posto comune. In ogni movimento c'è molta improvvisazione, che permette di creare un dialogo con l’altro. Non è mai lotta, ma solidarietà, unione, sdoppiamento di un corpo unico e di un’anima sola. Un viaggio di struggente bellezza che, ovunque approdi, strappa lunghissimi applausi.

Compagnia Sharon Fridman, al Teatro Annibal Caro di Civitanova Marche, il 24/5.

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