II Congresso missionario indigeno
Dopo una settimana di preparazione e di preghiera, circa 300 rappresentanti delle comunitá indigene ecuadoriane, delle province di Imbabura e Carchi, hanno celebrato il II Congresso Missionario Indigeno a Otavalo.
Domenica 10 ottobre, circa 300 rappresentanti delle comunitá indigene delle province di Imbabura e Carchi, hanno celebrato il II Congresso Missionario Indigeno a Otavalo, la cittá dov’è presente il maggior numero di indigeni dell’Ecuador. L’evento si è svolto nei locali della Chiesa di San Vicente, in un clima di fede profonda, ed è stato animato dalle suore Guadalupanas, fondate e formate da Mons. Proaño, e dalle suore Lauritask, così chiamate dal nome della fondatrice, la colombiana madre Laura.
La celebrazione è stata il culmine di una intensa settimana di animazione missionaria e di preghiera, che ha visto coinvolti i gruppi e movimenti cristiani della zona e che ha richiesto un lavoro capillare in tutti i collegi delle cittá di Otavalo e Ibarra, alla quale ha contribuito l’equipe comboniana di animazione formata da suore, padri e postulanti. Il titolo-tema del Congresso “La iglesia viva para evangelizar” (“La Chiesa viva per evangelizzare”) é stato introdotto da suor Rosita, missionaria del Guadalupe, che ha parlato in lingua kichwa e con una simbología legata alla cosmovisione indígena della vita: un’ampia spirale sul pavimento, formata da grani di mais, circondava il quadro della Vergine di Guadalupe, di fronte alla quale c’erano una Bibbia e una candela accesa; tra i vari circoli della spirale, c’erano una “mochila”, una specie di zainetto tessuto a mano al telaio con lana colorata, e altri oggetti.
Suor Rosita ha dato l’interpretazione di ogni elemento presente e alla fine del suo intervento un’altra religiosa é passata con un cestino di sementi (il símbolo più eloquente della vita, per gli indigeni) ed ogni partecipante é stato invitato a raccoglierne uno e a custodirlo, seminarlo, farlo crescere, per poi condividerne i frutti con gli altri. I semi erano diversi come diversi, ha detto la religiosa, sono i carismi che ogni cristiano ha ricevuto e che deve coltivare e far crescere e mettere al servizio della comunitá.
La lettura biblica che ha fatto da fondamento a tutta la riflessione e al lavoro di gruppo, e che il padre comboniano Ramón ha illustrato con delle diapositive, é stata la chiamata-risposta di Mosé, inviato a liberare il suo popolo. Interessanti le possibili applicazioni alla vita quotidiana, familiare e di comunitá, con le proposte che ogni gruppo ha presentato al momento dell’omelia. Al termine della celebrazione eucarística due giovani suore hanno dato una propria testimonianza: suor Paulina, una religiosa “Laurita” consacrata al ministero tra le popolazioni indigene, e la comboniana suor Isabel Yamberla, prima indígena otavaleña della famiglia di Comboni.