Iglesias e la fabbrica di bombe che cresce
Il voto del consiglio comunale di Assisi per fermare l’export di bombe destinate alla guerra in Yemen rappresenta il segnale di una questione nazionale che chiede l’intervento di altri comuni italiani per non confinare la questione nel territorio di produzione delle bombe.
Ma è significativo che proprio in Sardegna sia emerso un movimento di resistenza civile, mite e ostinato che rifiuta la logica della guerra proponendo percorsi di riconversione economica
Davanti alle stragi di civili in Yemen la Norvegia ha deciso di interrompere ogni rapporto di fornitura di armi all’Arabia Saudita, Paese che come è noto guida di una coalizione militare molto attiva nel conflitto interno yemenita che dura ormai da oltre 3 anni.
Anche la Germania sembra che abbia preso la stessa decisione, ma la RWM, fabbrica italiana di bombe d’aereo, controllata dalla tedesca Rheinmetall Defence, procede ininterrottamente a chiedere di poter espandere la propria attività interessando il territorio del comune di Iglesias.
In un primo tempo, con la giunta guidata dal sindaco Emilio Gariazzo, il consiglio comunale della storica cittadina sarda, nota per il suo passato minerario, aveva votato in maniera unanime un ordine del giorno dove si dichiarava città di pace e invocava investimenti per il lavoro in modo da non esporre la popolazione ad alcun ricatto occupazionale.
Un gesto apprezzato e portato ad esempio a livello nazionale e non solo, fino alla stretta di mano, avvenuta nel maggio 2018, tra il sindaco iglesiente e un’attivista yemenita per i diritti umani presente alla manifestazione “Sardegna. Isola di pace” promossa dal comitato riconversione Rwm.
Le città restano e i sindaci passano. A giugno 2018 viene eletto alla massima carica comunale il giovane Mauro Usai, espressione della stessa maggioranza uscente di centro sinistra. Nel frattempo, anche il governatore regionale Francesco Pigliaru, anch’egli del Pd e in scadenza a febbraio 2019, ha mostrato una nuova attenzione alla vicenda della Rwm Spa, ma all’improvviso, o forse non tanto, il 13 novembre 2018, l’ufficio amministrativo competente del comune di Iglesias ha pubblicato il provvedimento che consente ad RWM Italia SPA di «realizzare,in località San Marco, due nuovi reparti di produzione».
Raggiungiamo telefonicamente Arnaldo Scarpa e Cinzia Guaita, i due portavoce del Comitato riconversione Rwm che, come sanno i lettori di Città Nuova, ha sempre cercato di mantenere rapporti di collaborazione e rispetto con le amministrazioni locali.
Cosa comporta questa espansione della fabbrica?
Presumiamo che sarà triplicata l’attuale produzione di bombe per aereo, passando dai 5/8.000 ordigni prodotti annualmente ad oltre 20 mila. Una quantità enorme che coinvolgerà sempre di più la città di Iglesias e la Sardegna, con le loro istituzioni pubbliche e i loro cittadini, negli innumerevoli conflitti mondiali sostenuti dal mercato delle armi. In particolare nel medio-oriente.
La cosa vi ha lasciato spiazzati ?
Purtroppo ci aspettiamo di tutto ma certo l’intera vicenda ci sembra molto strana perché arriva dopo l’ennesimo monito del Parlamento dell’Unione sconcertato dalla quantità di armi da guerra di produzione europea ritrovate negli arsenali del Daesh e dal fatto che molti stati europei (tra i quali l’Italia) continuano ad esportare verso paesi come l’Arabia Saudita che, in base ai trattati vigenti in materia dovrebbero essere soggetti ad embargo. Siamo meravigliati di come si possa fare certe scelte nel chiuso di un ufficio comunale, senza il coinvolgimento pubblico delle istituzioni democratiche.
Cosa avete fatto per evitare di arrivare a questo punto?
Come comitato abbiamo cercato di suscitare un coinvolgimento attivo della Giunta e dei consiglieri, sfociato, poi, in un momento di ascolto dei portavoce da parte dei capogruppo, del sindaco e di alcuni assessori, immediatamente prima del Consiglio del 6 novembre scorso. In quell’occasione il sindaco Usai ci ha detto che si trattava di una decisione puramente tecnica sulla quale l’amministrazione comunale non doveva e non poteva intervenire. E l’assessore all’urbanistica Cherchi confermava tale posizione.
La cosa vi sembra verosimile?
Se davvero così fosse, vuol dire che la politica ha perso completamente il proprio ruolo di indirizzo dello sviluppo del territorio ed è soggetta in tutto e per tutto al mercato, perfino quando esso riguarda un’attività vietata dalla legge (185/90), come nel caso della fornitura dei mezzi materiali per l’esecuzione di uccisioni in massa di civili come accade nel caso delle bombe RWM.
Che domande ponete al riguardo?
Ci chiediamo seriamente: davvero il comune di Iglesias vuole fondare il proprio sviluppo economico sulla morte di civili e bambini e sulla distruzione del patrimonio architettonico ed artistico dello Yemen o di qualsiasi altro Paese? Vuole davvero consentire ad una multinazionale degli armamenti di accrescere i propri guadagni utilizzando i sardi ed il loro territorio per sostenere una guerra definita dall’Onu la maggiore catastrofe mondiale di questo secolo?
Un comune, di solito, pensa ad altro di molto più locale…
E, infatti, nel corso del consiglio comunale del 6 novembre abbiamo ascoltato la presentazione delle linee programmatiche del sindaco che individuano nel turismo una delle principali direttrici dello sviluppo locale. E ci siamo ricordati che anche lo Yemen era, prima della guerra, una regione che attirava turisti da tutto il mondo. Pierpaolo Pasolini negli anni Sessanta lo definì “il Paese più bello del mondo”. La capitale – Sana’a – fu dichiarata dall’Unesco “patrimonio dell’umanità”. La sua situazione attuale dimostra che se non si perseguono politiche di pace e di sviluppo sostenibile, la guerra è dietro l’angolo: i valori si perdono, la bellezza si sfigura ed il turismo diventa un miraggio.
E ora cosa pensate di fare? Ci sono gli estremi per un riscorso che possa almeno rallentare i tempi? Vogliamo credere che quanto è accaduto non sia stato voluto ma sia frutto di una disattenzione e che l’amministrazione comunale possa rimediare annullando il provvedimento e riportando Iglesias alla sua vocazione di pace. Stiamo studiando tutte le possibilità per contrastare in ogni modo una decisione così sciagurata. Continuiamo l’opera di sensibilizzazione sul territorio e ad ogni livello, promuovendo occasioni di confronto, sollecitando i decisori politici ad intervenire in maniera concreta a favore della pace e non solo con vuote parole di circostanza. Utilizzeremo tutti gli strumenti che la democrazia mette a disposizione, senza tralasciare quelli della giustizia amministrativa e di quella penale contro un provvedimento assurdo, preso senza consentire alle associazioni di accedere agli atti e senza una decisione politica
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