Identità etniche a cena
Identità etniche a cena
Dell’autore americano di origini pakistane, Ayad Akhtar, Premio Pulitzer 2013, in scena l’Occidente in cui deflagrano tensioni politiche, sociali e culturali: uno spettacolo sulla difficile e necessaria convivenza fra le diverse identità etniche, ambientato in una Manhattan ricca, colta e liberale. Una tesa osservazione delle relazioni fra sessi, amori, amicizie, rivalità, in una seduta a cena tra quattro amici, con in tavola più religioni, che esplode in un violento conflitto, dove le tensioni culturali svelano le reciproche (seppur nascoste) intolleranze, ipocrisie. In un perfetto meccanismo drammaturgico, i rapporti umani fra i protagonisti ne verranno profondamente modificati.
“Disgraced”, di Ayad Akhtar, traduzione e regia Jacopo Gassmann, con Hossein Taheri, Francesco Villano, Lisa Galantini, Saba Anglana, Lorenzo De Moor, luci Gianni Staropoli – video Alfredo Costa – scene Nicolas Bovey – costumi Daniela De Blasio. Produzione Teatro di Roma e Fondazione Luzzati -Teatro della Tosse. A Roma, Teatro India, dal 6 al 18/3.
Carmen e Mediterranea
A inaugurare il “Festival Internazionale della Danza” di Roma della Filarmonica Romana e Teatro Olimpico, due classici della coreografia italiana di oggi: Carmen di Amedeo Amodio (dall’8 al 10/3) e Mediterranea di Mauro Bigonzetti (il 10 e 11). Nello spettacolo nato nel 1995 per Aterballetto, e ora affidato ai ballerini della Daniele Cipriani Entertainment, Amodio disegna con tocco deciso e sicuro una donna molto “mediterranea” di cui è protagonista la ballerina albanese Anbeta Toromani, mentre nel ruolo di Don José è Amilcar Moret, virtuoso primo ballerino cubano. Carmen inizia in un immaginario back stage, alla fine dell’opera. Durante lo svolgimento del racconto, la scena, come la musica, si svuota fino a rimanere nel momento finale completamente scarna, desolata ad esprimere la ‘solitudine tragica e selvaggia’ di una donna che cerca di affermare il proprio diritto all’incostanza. A 25 anni dal suo debutto, Mediterranea, la coreografia più rappresentata al mondo di Bigonzetti, nasce come lavoro evocativo più che narrativo: una vera circumnavigazione del Mediterraneo, attraverso la musica delle culture che vi si affacciano e che fanno viaggiare lo spettatore nello spazio e nel tempo.
Il ballo di Irène Némirovsky
Antoinette è una quattordicenne, figlia di una coppia di ebrei arricchiti, vessata e umiliata dalla madre, che la esclude da un sontuoso ballo, che dovrebbe sancire la consacrazione sociale della donna. E allora la ragazzina si vendica crudelmente. Sonia Bergamasco, attrice, musicista, regista, interpreta una favola nera della Némirovsky, spietata come può essere la storia della scrittrice, morta ad Auschwitz, odiata da una madre egoista e narcisista, che le sopravvivrà e finirà serenamente la propria vita a Nizza, in Francia. Scrive l’attrice: «questa storia raccoglie cinque voci essenziali: la madre, la figlia, il padre, l’istitutrice e la vecchia cugina. Una storia di vendetta e disamore. La scrittura come arma, scoperta molto presto da Irène, proprio contro quella famiglia, quella madre che non aveva saputo amarla. È anche una dichiarazione d’amore nei confronti della letteratura, del libro come oggetto e come cura, della lettura come invenzione di mondi e materia sediziosa».
“Il ballo”, liberamente ispirato a “Il ballo” di Irène Némirovsky, con Sonia Bergamasco, disegno luci Cesare Accetta, scena Barbara Petrecca, costume Giovanna Buzzi. Produzione Teatro Franco Parenti / Sonia Bergamasco. A Torino, Teatro Gobetti, dal 6 all’11/3.
Racconti della provincia pugliese
Una fotografia ironica, impietosa e a sprazzi drammatica della Puglia degli anni Ottanta e di una gioventù senza prospettive. Con questa Trilogia Oscar De Summa si è guadagnato il Premio Hystrio 2016, e nel 2017 il Premio Mariangela Melato. Diario di provincia è l’affresco di un paese dove succede niente, solo la depressione da calura estiva. Stasera sono in vena (il 7 e 8/3), inizia urlando il rock più duro, per arrivare a un drammatico ritratto di gioventù di provincia, prigioniera della droga e dei luoghi comuni e violenti. La sorella di gesucristo (dal 9 all’11/3) è una storia tanto semplice quanto terribile. Una ragazza prende in mano una pistola Smith & Wesson e attraversa il paese per andare a sparare al ragazzo che la sera prima l’ha costretta a subire una violenza. Una camminata che obbliga tutti coloro che la incontrano a prendere una posizione.
“Trilogia della provincia” di e con Oscar De Summa. A Milano, Teatro Elfo Puccini, fino all’11/3.
Paladini di Francia
Uno spettacolo colto e coinvolgente, tragicomico e metateatrale, ricco di citazioni e pure fluente: lo spettacolo, avvince sapendo divertire, aprendo intanto spazi di commozione e delicata poesia nell’amata cornice di Cosa sono le nuvole di Pasolini, fonte d’ispirazione anche per la definizione dei personaggi, attori/pupi che tornano a sostare a lato, mutando costumi a vista. Diversi dialetti quasi ad evocare le molte lingue di una guerra lontana, con la voce di Carlo Magno fuoricampo che è insieme imperatore e regista. Ma si coglie insieme il piacere di evocare il gioco dei bambini, il gusto di sperimentare la guerra per finzione, con elmi e corazze realizzate con elementi di recupero, oggetti da cucina, posate e colapasta, mentre appaiono anche profili di cavallo con cui galoppare in forma ludica. Battute di Amleto e Riccardo III in dialoghi fitti, spesso con il piacere ironico della rima, che vanno caratterizzando i diversi paladini, i cavalieri e gli scudieri, ma c’è anche Angelica, colei che condurrà alla follia il prode Orlando.
“Paladini di Francia” di Francesco Niccolini, regia di Enzo Toma, con Carlo Durante, Francesco Cortese, Anna Chiara Ingrosso, Emanuela Pisicchio, ideazione scene Iole Cilento, musiche originali Pasquale Loperfido, disegno luci Angelo Piccinni. Cantieri Teatrali Koreja. A Roma, teatro Il Vascello, dal 6 all’11/3.
Un sasso nella testa
È la storia di un figlio che ha visto il padre uccidere la madre, da lei abbandonato ancora ragazzino. Ma è, soprattutto, la storia di un uomo che, a voce alta dal suo sgabuzzino, ne ricostruisce i dolorosi passaggi cercando la sua verità. Non una storia univoca dal percorso agevole, ma un racconto nutrito da molteplici voci ed emozioni all’ombra delle quali si è evoluta l’intera esistenza di un uomo. Il protagonista, da solo, nella penombra di una realtà troppo dolorosa, racconta le sue ossessioni, le sue atroci memorie.
“Un sasso nella testa” regia Andrea Renzi, con Francesco Paglino, autore con Fabio D’Addio anche del testo, liberamente tratto dal romanzo “Spider” di Patrick McGrath. A Napoli, Teatro La Giostra/Speranzella 81, dal 9 marzo all’11/3. Produzione Teatri Uniti.