Identità, dialogo e ora di religione
«Considerando il contesto nazionale e mondiale di questi mesi, crediamo che il valore del dialogo sereno e autentico con tutti debba essere un traguardo importante da raggiungere insieme». Sono le parole contenute nella lettera scritta dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, indirizzata a studenti e genitori che devono scegliere se partecipare o meno all’ora di religione a scuola. «Avvalersi, nel proprio percorso scolastico, di uno spazio formativo che faccia leva su questo aspetto è quanto mai prezioso e qualifica in senso educativo la stessa istituzione scolastica».
L’ora di religione è un’occasione offerta ai giovani per imparare a dialogare e confrontarsi tra persone ed esperienze diverse. «Aderendo a questa proposta – si legge nel documento – manifestate il vostro desiderio di conoscenza e di dialogo con tutti, sviluppato a partire dai contenuti propri di questa disciplina scolastica».
«L’insegnamento di religione cattolica non è il catechismo, ma una disciplina scolastica del tutto coerente con le finalità della scuola, istituzione preziosa, perché orientata al pieno sviluppo della persona umana – spiega don Giuseppe Castelli, dell’Ufficio per la pastorale scolastica e l’insegnamento della religione cattolica della Diocesi di Roma –. Si tratta di una proposta culturale rivolta a tutti, attuata attraverso docenti qualificati e selezionati anche per le doti umane. Direi che è un’opportunità di crescita in più per i nostri ragazzi, per arricchirsi di quegli elementi della cultura religiosa, indispensabili per comprendere a fondo la realtà e poter entrare in relazione con tutti, rispettando i diversi modi di pensare e di sentire».
Ogni alunno, infatti, secondo le Indicazioni didattiche dell’IRC, deve essere aiutato a «sviluppare un positivo senso di sé e sperimentare relazioni serene con gli altri, anche appartenenti a differenti tradizioni culturali e religiose». La partecipazione a un dialogo aperto e costruttivo educa, infatti, i ragazzi «all’esercizio della libertà in una prospettiva di giustizia e di pace».
Proprio sull’importanza di rispettare l’identità di ogni persona si era soffermato papa Francesco in occasione dell’incontro sul Patto Educativo Globale lo scorso 5 ottobre 2021: «Se nel passato, anche in nome della religione, si sono discriminate le minoranze etniche, culturali, politiche e di altro tipo, oggi noi vogliamo essere difensori dell’identità e dignità di ogni persona».
Parole condivise da chi, come genitore, si trova ad accompagnare la scelta dei figli: «decidere di partecipare all’ora di religione a scuola quando ero adolescente è stata una scelta importante, che mi ha edificato – racconta Nicoletta –. È stata l’esperienza più importante, che mi è servita per affrontare tutta la vita. Da genitore ritengo che sia un’esperienza valida oggi come ieri e bisogna presentarla ai giovani con modi e linguaggi giusti. È un ambito nel quale si aiutano i ragazzi a costruire la propria identità, a scoprire sé stessi e a confrontarsi con gli altri attraverso un dialogo sereno e costruttivo».
In classe, poi, si ha anche la possibilità di dialogare con i professori, «testimoni credibili di un impegno educativo autentico», persone pronte «a cogliere gli interrogativi più sinceri di ogni alunno e studente e ad accompagnare ciascuno nel suo personale e autonomo percorso di crescita».
«La mia esperienza con l’ora di religione è buona – racconta Elena di 15 anni -, soprattutto per via del mio professore che fa trattare varie tematiche, che siano le religioni del mondo o argomenti più introspettivi, sempre lasciando esprimere a ognuno liberamente la propria opinione, qualunque essa sia».