Idee per l’Italia
L’educabilità è parte costitutiva dell’essere umano, sua dimensione specifica e inalienabile, proprio perché a costituirlo non è la legge della conservazione o della ripetizione, ma la legge del miglioramento. Singolarmente e insieme, siamo chiamati a migliorarci, a perseguire sempre nuovi traguardi per l’umanità che ci costituisce e che abitiamo. È questo il fondamento dell’educazione, radicato profondamente nella nostra natura, ed è su questa base che si pone il diritto ontologico di essere educati, cui corrisponde naturalmente il dovere ontologico di educare.
I più importanti documenti internazionali sui diritti umani sanciscono l’importanza dell’educazione, la sua imprescindibile collocazione nell’esperienza della persona e delle comunità, e stabiliscono di conseguenza i compiti che gli Stati e le istituzioni sono tenuti a rispettare.
La nostra bellissima Costituzione, con articoli specifici, assegna grande rilevanza all’educazione e all’articolazione diritti-doveri che ne consegue, chiamando in causa i soggetti, istituzionali e no, cui spetta la complessa iniziativa in quest’ambito.
In particolare l’articolo 33, a partire dal punto fermo che «l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento», contro i rischi di finalizzare l’educazione a meri interessi di parte, assegna alla Repubblica il compito di dettare «le norme generali sull’istruzione», di istituire «scuole statali per tutti gli ordini e i gradi». Riconosce inoltre che «enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato» e fissa i doveri comuni cui tutte le istituzioni pedagogiche, nel rispetto della libertà di insegnamento, devono assolvere rispetto al trattamento “equipollente” degli alunni e alle finalità del lavoro educativo e scolastico.
Al riguardo, l’articolo 34 sottolinea che «la scuola è aperta a tutti», gratuita e obbligatoria per almeno otto anni, capace di garantire a ciascuno il «diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi», ribadendo in tal modo quanto ormai da secoli la grande pedagogia, spesso inascoltata, ha indicato sull’universalità e la democraticità dell’educazione scolastica.
Le “parole della Costituzione”, così nette e impegnative, ci invitano perciò ad una lettura attenta della realtà educativa odierna, indubbiamente contrassegnata da una “crisi” tutt’altro che superficiale e che, in realtà, nasce dal mancato riconoscimento che c’è “nell’educazione un tesoro”, un “capitale invisibile” che va preservato e fatto fruttare.
Se a buon diritto si parla oggi di “emergenza educativa”, crediamo che dialogare e impegnarci insieme proprio a partire dalla nostra “Carta” ci aiuti a ritrovare le necessarie vie d’uscita.