I vizi capitali di Carlo Previtali
Sette ritratti, con arte squisitamente barocca, cioè espressiva ed aggressiva
Non sono di moda i sette vizi. Nel Medioevo circolavano nella letteratura e nelle pittura: Dante e Giotto ne parlano in abbondanza. Oggi, si sorvola allegramente su di essi o li si ridicolizza. Forse perché la nostra società opulenta ha la coscienza sporca e preferisce evadere l’argomento, facendose beffe? Ma Carlo Previtali, scultore di lungo corso, li affronta di petto con un’arte squisitamente barocca, cioè espressiva ed aggressiva. Fantasiosa anche, nelle ceremiche con cui i sette “demoni” sono ritratti. Perché di ritratti si tratta, per quanto simbolici.
Ecco la Superbia, donna dai capelli rossi. Altera, spumeggiante come una creatura marina; l’Invidia dal profilo aguzzo, come il demone Gerione dell’Inferno dantesco, profilo appuntito come è la lingua che semina gelosia. L’Ira, Previtaali ce la presenta immagine satiresca che avvolge e costringe nei suoi lacci un volto che potrebbe essere liscio e bello; l’Accidia, sentimento assai moderno, è un uomo flaccido, costruito a grosse manate scintillanti, al contrario della cupezza scheletrica dell’Avarizia. Se poi si passa alla Gola, Previtali la simboleggia con una matrona imbellettata, mentre la Lussuria è una donna-prostituta che mostra il busto, senza una ombra di amore.
Previstali chiude la rassegna con le maschere della Vanitas. Tutto questo mondo dei vizi è infatti una umanità che insegue una vita che non è vita, ma solo apparenza. La lucentezza della ceramica, i colori traslucidi e aggressivi, il movimento impresso ai busti parlano di un dinamismo vuoto, quello appunto della vanità, che origina l’illusione dell’amore e della vita. Previtali, fissando tutto ciò in immagini iconiche, non è un moralista, ma un illustratore dell’uomo e dei suoi sentimenti. E’ questo che dà verità alle sue opere e le rende contemporanee: tristi e severe anche, eppure malinconiche per quel filo di felicità che il vizio impedisce di raggiungere.
Carlo Previtali. Vizi capitali. Roma, Biblioteca Angelica. Fino al 28/11 (catalogo Lubrica editore)