I viaggi dell’arte
Viaggiano gli artisti? Moltissimo. Dentro di sé, in particolare. Scoprono mondi, si interrogano. Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? È il titolo dell’enorme tela (venuta da Boston, Museum of Fine Arts) di Paul Gauguin, suo testamento nel 1897, voce ultima di un pittore cui nemmeno i soggiorni fra le isole primitive del Pacifico avevano recato pace.
Gauguin è caldo, forte nei colori, ma pure velato da incerta tristezza. Poco quieto è del resto l’antico compagno van Gogh. Vincent non cerca mari e oceani, ma scava dentro di sé facendo sussultare la natura intorno. Come farà Kandisky nelle sue cosmiche Improvvisazioni e prima di lui i grandi romantici. Nella rassegna – per fortuna di opere scelte – brilla Arnold Böcklin che ne L’isola dei morti (1886), più che parlare di morte, cerca di sondare il mistero nella vita umana. Fino alle distese di colore senza fine di Mark Rothko, geniale espressione dell’uomo moderno. È questo infatti lo scopo del viaggio degli artisti, i quali non ci lasciano tranquilli. Ma oltre che a vedere, ci costringono a pensare.
“Van Gogh e il viaggio di Gauguin”, Genova, Palazzo Ducale; fino al 12/5 (catalogo Linea d’ombra).