I vescovi italiani e le priorità del Paese
Una conferenza stampa di 57 minuti del cardinale Bagnasco e un fuoco di fila di domande dei molti giornalisti presenti per tentare un bilancio della quattro giorni di lavori dei vescovi delle 226 diocesi italiane. In apertura il cardinale Angelo Bagnasco si è riferito all’incontro con papa Francesco del giorno precedente. «Nelle sue parole e nei suoi gesti abbiamo trovato grande affetto», nonché «il frutto della meditazione, in stile ignaziano, nata dal suo cuore» con l’incoraggiamento ai vescovi «a proseguire la loro missione con fiducia e con grande rigore morale, spirituale e pastorale».
Al centro del confronto tra i vescovi il tema dell’educazione, con il nodo della formazione permanente e della scelta degli educatori nella comunità cristiana. E in controluce la problematica legata alla scuola paritaria. «È sbagliato parlare di ‘scuola privata’, riferendosi alla scuola cattolica», ha detto invitando i giornalisti a usare correttamente i termini. Bisogna «parlare di ‘scuola paritaria’ in quanto inserita a pieno titolo, accanto alle scuole statali, nel sistema scolastico pubblico del nostro Paese».
Riferendosi al referendum che domenica prossima si terrà a Bologna sul contributo comunale o meno agli asili “paritari”, ha riaffermato «il diritto dei genitori, fondamentale e inalienabile», ad educare i propri figli scegliendo le scuole che meglio incarnano i propri principi. Un diritto che «la crisi odierna contrasta e spesso nega dal momento che molte famiglie non ce la fanno più a pagare le rette». E ha portato l’esempio dei molti asili tenuti in piedi dalle pensioni delle suore che li gestiscono, pur di non cedere alla loro chiusura. Ha inoltre confermato, per la primavera 2014, una grande mobilitazione a sostegno della scuola cattolica in piazza san Pietro con il Papa.
Industria e non solo finanza. Sviluppo industriale e non solo risanamento del debito. Il cardinale Bagnasco, condividendo l'allarme di Confindustria, ha affermato: «Dobbiamo tutelare il patrimonio industriale del Paese, sono a rischio – alludendo in particolare ai gruppi presenti nella sua diocesi di Genova, come la Fincantieri – i più grandi "gioielli di famiglia", che sono da tempo in difficoltà». Il timore è che «si segua invece un approccio esclusivamente finanziario, chiaramente limitato» senza guardare al futuro. Occorre invece «una duplice sensibilità sia finanziaria che industriale», senza contrapposizioni. «Diversamente il Paese rischia di perdere molte industrie che rappresentano un'eccellenza e una genialità produttiva riconosciuta dal mondo intero». «Serve – ha scandito – un piano di rilancio e di sviluppo industriale serio. Perdere pezzi potrebbe avere conseguenze gravi».
Un rinnovato invito alla politica, a “tutti i politici”. Il cardinale ha ricordato il «disorientamento psicologico delle famiglie, l’alta percentuale di disoccupazione specie giovanile, la delusione a fronte a promesse di legalità sistematicamente disattese, l’inaccettabile sperequazione di risorse tra iper-garantiti e nuovi poveri, il degrado delle carceri, la condizione degli immigrati». Fenomeni che, già gravi presi uno per uno, possono diventare esplosivi. Una sorta d’appello ai responsabili della cosa pubblica, «perché pensino al Paese e alla gente reale senza ulteriori distrazioni né populismi inconcludenti e dannosi, ma ponendo ciascuno sul tavolo le migliori risorse di intelletto, competenza e cuore». Un invito ad andare oltre ai tatticismi, lungaggini e veti incrociati.
“In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. È stato annunciato il titolo del prossimo Convegno ecclesiale nazionale, in programma a Firenze nel 2015, che “mira a non ridurre la fede cristiana a uno dei tanti fattori umani che innestano processi culturali e sociali, ma a riconoscerla come la sorgente della via nuova per ogni persona e per l’intera società”.
Il «caso unico al mondo» delle diocesi italiane. Il Papa ha espresso apprezzamento per lo studio realizzato in seno alla Cei in vista di un riassetto o di una eventuale riduzione del numero delle diocesi italiane (attualmente sono 226 su un territorio di 300mila chilometri). Si è trattato soprattutto dell’individuazione dei «criteri» per procedere, basati sul numero della popolazione in rapporto al territorio e sul radicamento storico. I risultati sono stati trasmessi per competenza alla Congregazione dei vescovi. Il presidente Angelo Bagnasco ha commentato che l'alto numero delle diocesi in Italia, «caso unico al mondo», ha ragioni storiche complesse, che non ha facilitato a volte introdurre l’ipotesi di accorpamenti.
Fondi “8 per mille”. Il presidente dei vescovi ha informato che il ricavato per quest’anno scende a 1.032 miliardi (rispetto a 1.148 dello scorso anno), il che comporta “tagli” su alcune voci (carità, culto e pastorale, edilizia di culto e esigenze di rilievo nazionale). Il calo, ha spiegato, è dovuto «soprattutto» al «monte complessivo dell'Ire che è diminuito» a causa della crisi economica. Non un calo effettivo, ha precisato, dei fondi alla carità. Infatti «il numero di firme destinate alla Chiesa cattolica è diminuito solo di uno "zero virgola" mentre è previsto per l'anno prossimo un aumento sempre di uno "zero virgola"».
Le parole forti del Papa. Rispondendo ancora a una domanda sul richiamo del Papa rivolto ai vescovi rispetto alla «vigilanza» necessaria contro «ambizioni personali e attaccamento al prestigio e alle cose del mondo», ha commentato Bagnasco, «è decisamente sempre opportuno e provvidenziale». «In concreto il Papa ci ha chiesto di essere liberi dalle cose, dalle ambizioni e di rimettere al centro il Signore, questo è un richiamo per noi vescovi alla santità di vita e alla conversione».