I vantaggi della pet therapy/2

Nella scelta dell'animale giusto vanno valutate le caratteristiche della specie e selezionati, nell'ambito di ciascuna di esse, gli esemplari più adatti da formare. Il ruolo del veterinario prima, durante e dopo le terapie
Pet therapy

Come dicevamo nel precedente articolo esistono diversi animali da impiegare nella pet therapy. La scelta di quello più giusto per il paziente e per la sua problematica è di fondamentale importanza per raggiungere gli obiettivi terapeutici.

 

Cos,ì per esempio i pesci e gli uccelli, non potendo essere manipolati, ma solo osservati, svolgono un ruolo passivo. Il coniglio, il gatto e il cane, invece permettono una maggiore interazione; possono infatti essere coccolati e accarezzati (da qui il verbo to pet). Il cavallo e i delfini poi consentono un coinvolgimento ancora maggiore, poiché cavalcandoli o nuotandoci insieme suscitano emozioni forti stimolate dalle loro grandi dimensioni. Il cavallo, il coniglio e il cane, poi, sono animali sociali in grado di instaurare un certo numero di relazioni, a differenza del gatto che invece tende di solito a creare un numero più limitato di relazioni. I primi vengono per questo impiegati indifferentemente per terapie di gruppo o individuali, i secondi vengono più spesso utilizzati con un singolo individuo. Anche la capacità di adattarsi all’ambiente è più facile per il cane che non per il gatto, che risulta più abitudinario e piuttosto lento nell’adattarsi ai trasferimenti. Per questo motivo può essere più semplice che si insaturi una relazione uomo-animale se quest’ultimo vive nella struttura dove si opera con la pet therapy. Nel suo ambiente il gatto ha già strutturato il territorio a seconda delle sue esigenze, suddividendolo in campi territoriali a seconda delle attività: alimentazione, eliminazione, gioco, riposo, e questo lo rende più sereno e capace di relazionarsi con l’uomo. In altri casi, invece, gli animali vengono condotti nella struttura dall’accompagnatore.

 

Accanto alle caratteristiche generiche di specie a cui abbiamo appena accennato, grande importanza assume anche la selezione degli animali da istruire per la pet therapy e l’educazione dei piccoli durante i primi mesi di vita. La selezione  dei riproduttori permette di lavorare su animali le cui caratteristiche necessarie al lavoro da svolgere (docilità, capacità di interazione, capacità di sopportazione) sono più facilmente evidenziabili. L’educazione, invece, avverrà in ambienti particolarmente ricchi di stimoli per permettere all’animale di crescere il più possibile equilibrato e socializzato; per questo i cuccioli saranno maneggiati spesso e da diverse persone. Attenzione particolare sarà anche data al momento dello svezzamento dai genitori. Ogni specie dovrà restare vicino alla madre e ai fratelli per i tempi giusti affinché vengano impartite le regole sociali e siano evitate le problematiche della dissociazione primaria, dell’ipersensibilità-iperattività, legate a un precoce distacco dalla madre. Nella fase educativa sarà importante per la crescita di un animale con bassa reattività agli stimoli anche la conoscenza degli ambienti di lavoro, nonché delle persone con cui l’animale lavorerà. In questo modo il pet riconoscerà quegli ambienti e quelle persone come non pericolose.

 

Compito del veterinario, in questa fase, sarà individuare eventuali turbe comportamentali nell’animale, correggerle dove possibile o decidere di escludere l’animale dall’iter formativo. Nelle fasi più avanzate di impiego dell’animale ormai formato, il veterinario deve vigilare sul comportamento del pet per salvaguardarne il benessere e proteggere il paziente. L’animale, infatti, potrà esprimere stati di ansia o di depressione con atteggiamenti distruttivi o aggressivi, con stereotipie o isolamento sociale o con manifestazioni organiche come aumento della frequenza cardiaca o respiratoria, ipersalivazione, frequenti eliminazioni, bulimia ecc. Tali sintomi devono allarmare e ridurre o sospendere il lavoro per quell’animale. Altra fase degna di attenzione da parte del veterinario è la seduta di lavoro. Anche qui esistono segnali di stress (sbadiglio, respiro più frequente, leccamento del naso) che indicano per esempio una durata eccessiva della seduta o comunque che questa vada interrotta.

 

Infine, dopo ogni lavoro, l’animale deve rilassarsi e recuperare l’equilibrio emozionale con passeggiate, giochi liberi o altre attività che possano contribuire a raggiungere l’obiettivo.

 

A cura della dott.ssa Letizia D'Avino, Centro medico veterinario "Zoe", via Aldo Moro 75, Somma Vesuviana, Napoli.

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