I testimoni del digitale

La crossmedialità in questi giorni a Roma con “Testimoni digitali”, l'evento organizzato dalla Cei
Media

Si sta svolgendo in questi giorni, a Roma, Testimoni digitali, convegno promosso dalla Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali, organizzato dall’Ufficio per le comunicazioni sociali e dal Servizio nazionale per il progetto culturale della Cei. Otto anni dopo Parabole mediatiche, la Cei fissa l’attenzione sulla crossmedialità: «un quotidiano che transita su un sito internet e vola nelle TV sbriciolandosi in un iPad per ritornare carta stampata e ri-sbriciolarsi in mille archivi» (U. Folena, Avvenire, 22 aprile 2010). Ad aprire, ieri, la prima sessione di relazioni del convegno, mons. Mariano Crociata: «Ci troviamo in una nuova condizione mediatica, in un mondo interconnesso, dove i media non sono più uno strumento, ma fattori di un ambiente. È quanto mai strategico abitare il nuovo mondo digitale per portare avanti la missione dell’evangelizzazione, contribuendo a creare una mentalità plasmata dal Vangelo». È lo stesso mons. Crociata ad individuare, alla fine del suo intervento, i ritardi strutturali della Chiesa italiana di fronte ai nuovi scenari mediali: un ritardo nel linguaggio, che tende spesso ad essere autoreferenziale, e una certa difficoltà a mettere a fuoco un progetto pastorale organico in cui i media non siano solo un settore, ma l’ambiente centro cui far muovere il tutto. Nicholas Negroponte, atteso ospite del pomeriggio, fa arrivare telefonicamente il suo forfait alla sala che lo attendeva per un intervento dal titolo: Essere ipermediali: vecchi e nuovi linguaggi tra integrazione cambiamento. Francesco Casetti, Direttore del Dipartimento di Scienza della Comunicazione dell’Università Cattolica di Milano e Michele Sorice, docente di Sociologia della Comunicazione alla Luiss di Roma descrivono scenari digitali in cui gli utenti non sono semplici spettatori ma agenti corresponsabili degli eventi e, dunque, testimoni. Parlano di convergenza e di un cambiamento epocale nel modo delle comunicazioni: prima di comunicare occorre costruire il paesaggio comunicativo. Non importa tanto cosa si comunica, ma con chi. Se solo qualche tempo fa l’attività principale in rete era la consultazione di siti per ottenere informazioni, oggi il web è diventato un luogo di partecipazione e di condivisione che necessita di nuove competenze, prima fra tutte, come sottolineato anche dal card. Bagnasco nel suo intervento (18 marzo 2010) su istanze educative e questione antropologica, la capacità di relazione.

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