I tagli al 5xmille sono tagli ai servizi sociali
«La solidarietà non è elemosina o lusso. A rischio le opere a favore dei poveri e di chi è in difficoltà». Intervista a Andrea Olivero, portavoce del Forum del terzo settore.
«Ci era stato detto che eravamo importanti per il Paese, ma questa dichiarazione è smentita dai fatti. Si da al Terzo settore solo quando si sta bene, come se la solidarietà fosse un lusso». E’ amareggiato dai tagli ai fondi del 5xmill, Andrea Olivero, presidente delle Acli e portavoce del Forum del Terzo Settore. Ieri tante associazioni hanno manifestato davanti al ministero dell’economia per chiedere di reintegrare i fondi ridotti nella recente finanziaria da 400 milioni ad appena 100 milioni di euro. Manca in Italia una legge stabile che garantisca questo fondo, e quindi ogni anno lo stanziamento è legato alla legge finanziaria, che negli ultimi tempi ne erode sempre un po’ di più. E così succederà che l’anno prossimo, il 5xmille assegnato dagli italiani attraverso la dichiarazione dei redditi, per effetto della manovra si ridurrà ad appena 1,2 x mille.
Andrea Olivero, cosa succederà al Terzo settore senza le risorse assegnate dal 5x mille?
«Tagliare sul 5x mille è un segnale di poca attenzione al sociale e non è una cosa di poco conto perché a farlo sono le massime istituzioni del paese: il Governo e il Parlamento Le nostre organizzazioni da quando è scoppiata la crisi in particolare, stanno lavorando con una determinazione grande perché si mantenga coesione sociale e per far sì che i poveri trovino un aiuto e quindi mense, azioni sociali per le famiglie in difficoltà, fondi per la povertà. Se si riduce il 5xmille da vera misura di sostegno a poco più che un elemosina ci sarà un rischio elevato nella tenuta di tutte queste opere, nel coprire quelli che sono i bisogni reali della gente. Si dice stop a qualsiasi implementazione».
Visto, che la volontà dei cittadini non è rispettata, non si rischia che le firme sulla dichiarazione diminuiscano…
«Temiamo che si torni indietro e si perda uno spazio costruito con tante, tante fatiche. Ben 15 milioni di cittadini nell’ultimo anno hanno messo una firma e dato un’indicazione al fisco sull’assegnazione di questo 5xmille e questo credo sia una cosa straordinaria, che testimonia una grande sensibilità. Queste scelte del ministro Tremonti non aiuteranno a rafforzare la fiducia».
Perché affidarvi a questa misura e non agire con una raccolta fondi più diretta?
«Il 5xmille è una forma corretta di sussidiarietà fiscale in cui il cittadino da un’indicazione precisa su dove vuole siano impiegati i soldi delle sue tasse. Si costruisce in questo modo un modello di relazione più virtuosa tra cittadino contribuente e Stato. Preciso che ai fondi del 5xmille i cittadini ne aggiungono altri, così come aggiungono altre modalità di sostegno come quella volontaria: sono tre, quattro milioni, i cittadini che svolgono attività di volontariato in maniera continuativa nel nostro paese e costituiscono il mondo della sussidiarietà italiana».
Le banche propongono investimenti finalizzati per il terzo settore, considerato un porto sicuro in questo momento di crisi. Perché allora questa penalizzazione?
«Tutti sanno che noi siamo troppo responsabili, perché anche vessati o trattati male noi rimaniamo al nostro posto. Quindi si sfrutta la nostra credibilità e la nostra dedizione al bene pubblico, ma così ci si indebolisce, si perde un po’ di fiato e noi dovremmo essere aiutati a crescere e non a diminuire. Poi lo sancisce la stessa Costituzione che lo Stato dovrebbe promuovere il nostro mondo e invece fa l’opposto».
Manifestazioni, petizioni, campagne, sono sufficienti?
«Insieme con il Centro servizio volontariato e con Cobol, i maggiori rappresentanti del terzo settore del volontariato italiano abbiamo mandato una lettera specifica ai ministri e alle nostre organizzazioni territoriali perché contribuiscano ad estenderle a tutti i rappresentati locali del Governo. Abbiamo aderito alla campagna del settimanale Vita. Bisogna far rete con tutti e il mondo del terzo settore ha bisogno di grande unità e di sostegno da parte di tutti. Vogliamo far cogliere che a fronte di quanto il nostro mondo sta dando noi non chiediamo nulla. Quanto ci viene dato non è gentile donazione, ci è dovuto perché il nostro contributo al bene comune è davvero rilevante e vorremmo che le istituzioni lo riconoscessero».