I soldi non servono a niente
L’aspetto sciale del nostro mondo è analizzato in tono scherzoso nella pièce di Nino Marino, storico collaboratore di Manfredi, nell’allestimento curato da Claudio Boccaccini. L’equivoco, il travestimento e il compromesso compongono un intreccio agrodolce fatto di momenti brillanti e divertenti. Il triangolo, formato da Emanuela Rossi, Francesco Pannofino e Felice Della Corte, è il cardine su cui si alimenta l’azione.
Una delle qualità di questa messa in scena è quella di far ridere e far riflettere lo spettatore, puntando sulle emozioni e criticando quanto basta la moda di una tipologia di classe dirigente finita ultimamente nell’occhio del ciclone mediatico per mancanza d’etica e valori.
Interessante la colonna sonora che si avvale di celebri canzoni graffianti scritte dal compianto Rino Gaetano, che si sposano benissimo con i temi affrontati.
L’apparenza e l’effimero sono altre presenze che incalzano nella rappresentazione scenica dove tutto è il contrario di tutto. Eppure, da un iniziale cinismo, si cerca in qualche modo di ricomporre un mosaico familiare distrutto da un potere malato.
Francesco Pannofino nel ruolo del capro espiatorio, graziato da un indulto, incarna l’uomo comune costretto all’obbedienza, ed Emanuela Rossi, donna dall’anima divisa fra necessità, sincerità e opportunismo. Notevole la prova d’attore del maggiordomo della casa, interpretato da Paolo Parinelli, volto che ha recitato in alcune pellicole di recente successo come Et in terra pax, dei giovani registi Botrugno e Coluccini.
Interessante ma un po’ forzata è l’incursione di Andrea Lolli, avvocato assediato da una serie di tic nervosi, che incarna un certo tipo di legislatore grottesco. Concludendo, nel complesso la commedia piace poiché affronta con ironia e senza troppa volgarità temi attuali, seguendo gli ingredienti delle storiche pochade di Feydeau e Coward.
Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Sala Umberto fino a domenica 29 aprile.