I sindaci piemontesi scrivono a Napolitano
Salvaguardare il ruolo dei piccoli comuni garanzia di governo in un grande territorio montano
Sono centinaia di sindaci del Piemonte a scrivere al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano da oggi in visita a Cuneo. In attesa di incontrarlo i primi cittadini hanno inviato via fax alla Presidenza una lettera per portarlo a conoscenza dei motivi della protesta sulle recenti norme della legge finanziaria. Si richiama in particolare l’attenzione sull’articolo 16 della manovra, circa la soppressione dei piccoli comuni, che per i sindaci è in evidente contrasto con la Costituzione. Mentre ringraziano il presidente per avere voluto inserire nel programma della visita un incontro con gli amministratori locali, anticipano nella lettera la loro richiesta di intervento, anche in qualità di garante della Costituzione, perché possa essere salvaguardato il rispetto dei poteri e delle funzioni di tutti i Comuni, quali presidio territoriale e democratico dello Stato.
Il riferimento è al taglio dei piccoli comuni sotto i mille abitanti definitivamente approvato dal Parlamento, con la Legge 148 del 14 settembre scorso. Per il Piemonte significa far sparire 576 municipi che presidiano e governano un ampio territorio montano. In alcune zone montane questa norma porta in tempi brevi a privare di una capillare presenza amministrativa aree di circa 450 kmq.
«Non si vedono, né sono indicati – scrivono i sindaci – i risparmi per i conti dello Stato di simili provvedimenti istituzionali; per contro si vedono i danni che questi comportano per il sistema democratico dei nostri territori. I sindaci, gli assessori ed i consiglieri dei nostri piccoli comuni non sono poltrone da eliminare; sono la democrazia da difendere! Da queste parti i comuni non sono un problema, sono una risorsa! Sia detto con chiarezza: l’eliminazione dei comuni, la sistematica riduzione delle rappresentanze dei nostri territori sono un attacco alla democrazia; un attacco che, come già avvenuto per le comunità montane, qualcuno ha avuto l’impudenza di additare come un risparmio per i conti dello Stato. Non si sentiva il bisogno di creare una nuova figura di unione di comuni forzosa che porta all’eliminazione dei comuni che ne fanno parte, quando da tempo gestiamo, attraverso le comunità montane e le unioni di comuni, una gran quantità di servizi e funzioni ed eravamo disponibili ad accelerare tali gestioni, com’era già previsto dalla normativa in atto».
Al grido di protesta subentra nella parte conclusiva un auspicio: «Sappiamo quanto Lei sia sensibile ed attento alle garanzie costituzionali della nostra Repubblica e quanto Le stia a cuore lo sviluppo della democrazia; Le chiediamo quindi di operare affinché venga pienamente ristabilito il rispetto dei poteri dei comuni e la loro funzione quale presidio territoriale e democratico dello Stato, in ossequio agli art. 114 e seguenti della nostra Costituzione. A 150 dall’Unità d’Italia ci sembra di poter affermare che il Nord, la sua gente, il suo sistema territoriale, le sue autonomie, il mondo delle Alpi, sono ancora una grande risorsa per una politica di sviluppo dello Stato».