I separatisti e la loro vittoria annunciata

Come previsto, i leader dei separatisti hanno vinto le lezioni a Donetsk e Luhansk. Il presidente ucraino Poroshenko ha definito le elezioni «una farsa», l'Ue non le riconoscerà. Corrispondenza da Kiev
Ucraina

Con una forte critica all’attuale dirigenza ucraina filoeuropea, i separatisti hanno voluto far votare per la prima volta la popolazione per eleggere un Parlamento in Ucraina orientale. Nelle autoproclamate repubbliche di Luhansk e Donetsk, gli iscritti al voto domenica scorsa hanno eletto i loro rappresentanti con una chiara sfida al governo di Kiev. Il leader dei ribelli filorussi di Lugansk, Igor Plotnitski, è stato eletto presidente, mentre a Donetsk è stato eletto Aleksandr Zakharcenko. Il risultato è stato annunciato addirittura in anticipo rispetto allo scrutinio dei voti di domenica sera. Zakharcenko ha ottenuto l'81,37 per cento dei consensi, mentre il suo partito, chiamato semplicemente “Repubblica di Donetsk”, ha conquistato il 65,11 per cento dei voti.

Secondo il governo di Kiev, non solo queste elezioni sono illegittime, ma si tratta di «azioni miranti a cambiare l'ordine costituzionale e a prendere il potere illegalmente». Il leader dei separatisti filorussi, al contrario, si sentono politicamente legittimati e promuovono ancor più chiaramente la separazione delle loro regioni dall’Ucraina e la creazione di uno Stato alleato con la Russia.

Nella “Repubblica popolare di Donetsk” l'affluenza è stata in realtà del 60 per cento, come sostenuto dalla Commissione elettorale centrale, ma i dati non possono essere verificati. In ogni caso, centinaia di migliaia di cittadini nel Donbass, come è chiamata la regione, hanno partecipato alle votazioni, in ogni caso un voto di protesta di massa contro il governo ucraino, che per mesi sta combattendo contro i separatisti mettendo a disagio la popolazione civile. Nelle lunghe code ai seggi elettorali sembra che fossero a votare più gli anziani che i giovani.

Poco dopo la chiusura dei seggi, ignorando i moniti giunti da Kiev e dai Paesi occidentali, il ministero degli Esteri russo ha annunciato di ritenere valide le elezioni. «Le elezioni nelle regioni di Donetsk e Lugansk si sono svolte in modo regolare e con un'alta affluenza», fa sapere il ministero degli Esteri russo.«I rappresentanti eletti – si legge nel comunicato – hanno ricevuto un mandato preciso per risolvere le questioni politiche e normalizzare la vita nella regione». Mosca precisa inoltre che rispetterà «la volontà espressa dai cittadini del Sud-Est dell’Ucraina».

La Russia poi torna a chiedere che l'Ucraina metta fine all'operazione militare nel Sud-Est contro i miliziani separatisti appoggiati dal Cremlino. «I leader eletti ieri hanno autorità sufficiente per stabilire un dialogo ampio e duraturo con il governo di Kiev», dichiara il vice-ministro degli Esteri russo Grigori Karasin.

Il governo ucraino – che oggi ha denunciato l'arrivo di nuove colonne militari dalla Russia – non ha in effetti alcuna intenzione di perdere un'altra fetta di territorio dopo l'annessione della Crimea da parte di Mosca a marzo, e il presidente Petro Poroshenko ha promesso una risposta «adeguata» a queste elezioni che – ha tuonato – non sono che «una farsa sotto la minaccia dei carri armati».

Come primo passo le autorità ucraine hanno lanciato un'inchiesta giudiziaria contro gli organizzatori del voto separatista, accusandoli di voler «cambiare l'ordine costituzionale» e «prendere il potere». Ma Kiev si è scagliata anche contro gli «osservatori internazionali» che hanno seguito le elezioni, annunciando che saranno dichiarati «persone non grate» e non potranno mettere piede in territorio ucraino.

Con il voto le due autoproclamate repubbliche popolari del Donbass – parte di quella che Putin ha già ribattezzato “Nuova Russia”, rispolverando la geografia zarista – puntano a dare uno schiaffo a Kiev legittimando la loro sovranità sui territori occupati.

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