I santi di Baghdad

I santi sono quelli degli altari, ma anche tutti quegli uomini e quelle donne che danno la vita per la loro fede. Come in Iraq.  
Baghdad
Nella Gerusalemme del primo secolo, si usava chiamare i cristiani “santi” Il Nuovo Testamento lo ripete più volte. Santi non per virtù particolari, per meriti personali, ma per la grazia ricevuta nell’incontro con Gesù e per la presenza, tra i cristiani di quella comunità, di Gesù stesso. Lui l’aveva promesso: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

 

Viene da pensare a queste prime comunità del Medio Oriente leggendo le cronache provenienti da Baghdad. Scrive ad esempio l’Ansa: «Un commando armato ha assaltato ieri al tramonto una chiesa di rito cattolico orientale nel cuore della capitale irachena ma il successivo blitz delle forze di sicurezza si è concluso con un bagno di sangue… I morti sono stati almeno 44, in massima parte ostaggi… Nell’operazione, sono rimasti uccisi anche sette agenti dei servizi di sicurezza iracheni e cinque degli assalitori… La chiesa presa di mira dal commando è quella di Saiydat al Nayat (Nostra Signora del perpetuo soccorso), situata nel centro di Baghdad».

 

È appena finito il Sinodo vaticano sul Medio Oriente, ed ecco che la cronaca prende prepotentemente il sopravvento, confermando la precarietà che le comunità cristiane da tempo vivono in loco, solidali con il resto del Paese in cui vivono. Nella chiesa attaccata a Baghdad si stava celebrando l’Eucaristia: i cristiani che sono stati uccisi in quel momento si sono trasformati così in Eucaristia per il loro popolo. In questa giornata di Ognissanti noi siamo con loro, nella comunione dei santi, che comincia già su questa terra: i cristiani del mondo intero si sentono solidali con i fratelli iracheni. Eucaristia per il mondo.  
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