I risultati elettorali preoccupano l’Europa
Se volevamo mettere paura, ci siamo riusciti: il quotidiano londinese Guardian apre con «Lo stallo politico in Italia affossa i mercati», e dedica ampio spazio alla caduta dell'euro e all'impennarsi dello spread. «L'Italia minaccia di portare l'intera eurozona ad una nuova crisi», afferma senza mezzi termini l'articolista, snocciolando l'andamento negativo delle borse di tutto il continente; e per quanto invochi, riportando le parole del ministro tedesco Westerwelle, il proseguimento della politica di rigore iniziata da Monti, ammette che «secondo gli analisti, gli italiani hanno assestato un duro colpo alle politiche di austerità imposte da Berlino e Bruxelles».
A preoccupare più di tutto i britannici sembra essere però il travolgente successo di Grillo, definito «un comico diventato politico»: nell'articolo «Movimento 5 Stelle: l'Italia sta davvero ridendo?», si osserva che «il successo di Grillo non è affatto uno scherzo», e nel pungente corsivo che ne segue (che riporta un dialogo, vero o presunto, con un elettore italiano) si scherza su come il Bel Paese abbia scelto di passare da un commediante – Berlusconi – ad un altro, «e il Parlamento non farà nulla, come al solito».
Anche il New York Times vede nel «blog che si trasforma in una forza politica» l'elemento più significativo delle nostre elezioni, ma presta maggior attenzione allo stato d'animo degli italiani: se c'è «poco di certo nel voto, eccetto la rabbia», il quotidiano newyorkese vi ravvisa «un chiaro rifiuto delle politiche di austerità imposte da Bruxelles ad un Paese troppo grande per fallire e troppo costoso da salvare, per quanto gli analisti vi vedano un voto di protesta verso il pantano politico e il torbido sistema elettorale». E in effetti l'articolista ne ha anche per il porcellum, che rende «estremamente complicato per chiunque governare: figuriamoci passare le riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno per rilanciare un'economia ingessata dalla disoccupazione e dalla stretta creditizia».
A tornare sull'accoppiata Berlusconi-Grillo, che «ha portato l'Italia all'ingovernabilità», è lo spagnolo El Paìs: secondo il quotidiano madrileno, peraltro noto per non essere mai stato tenero col leader del Pdl, «la sorpresa non è tanto il buon risultato del Movimento 5 Stelle, quanto il fatto che gli italiani, dopo vent'anni di scandali, continuino a votare Silvio Berlusconi: dopo aver portato il Paese sull'orlo del baratro, incalzato dai processi, e macchiato da un discredito senza precedenti al di fuori dell'Italia, riesce ancora a far sì che oltre un quarto degli elettori continui a credere a lui. O alle sue promesse, tra cui l'eliminazione di buona parte delle tasse introdotte da Monti, il grande sconfitto». Entrambi sarebbero quindi elementi destabilizzanti del nostro sistema politico, che fanno leva – pur ciascuno a suo modo – sullo scontento popolare.
A dubitare che il voto italiano possa però imporre una svolta alle rigide politiche dell'Ue è Le Figaro, che titola «Il voto italiano non significa la fine dell'austerità in Europa»: secondo l'analista economico Cyrille Lachèvre, «la vittoria del centro sinistra – peraltro definita “una doppia vittoria di Pirro”, sia alla Camera che al Senato – non si tradurrà necessariamente in una politica rivolta alla crescita nei Paesi del Sud Europa, dato che la Bce non è certo intenzionata a concedere i prestiti necessari a governi che non siano in grado di fare le riforme». Poca speranza quindi anche per i francesi, conclude l'analista, che avrebbero a loro volta gradito un allentamento del rigore.
Il belga Le Soir guarda invece soprattutto in casa propria, aprendo con un «Gli italiani del Belgio hanno votato a sinistra»: i nostri connazionali che vivono in quel di Bruxelles, riferisce, hanno scelto per il 35 per cento il centro-sinistra, per il 27 per cento Monti, per il 18 per cento il centro-destra, e solo per l'8 per cento il Movimento 5 Stelle. Praticamente un ribaltamento di percentuali tra il professore e Grillo, al quale è dedicato un editoriale dal titolo «Il successo di Grillo, tanto affascinante quanto preoccupante»: il suo programma infatti, così come quello di Berlusconi, «non offre delle vere soluzioni ad un Paese in crisi», sostanzialmente per le stesse ragioni individuate da El Paìs.
Dulcis in fundo, una curiosità: Le Figaro dedica un articolo, «Grillo divide gli artisti», al confronto tra i vari cantanti e attori italiani e su come molti di questi non abbiano dato man forte al loro “collega”: il quotidiano parigino riporta infatti i video della canzone di Bennato Al diavolo il grillo parlante e del noto sfottò di Benigni alla Festa dell'Unità – in cui finse di aver ricevuto da Grillo una lettera piena di insulti –, contrapponendoli al sostegno offerto invece da Adriano Celentano e Dario Fo.