I ricercati
L’arte difficile di essere padri e figli argomento dell’ultimo libro di Mario Dal Bello sul nostro cinema contemporaneo
Un libro originale, insolito – a detta degli esperti del settore – nel panorama recente della produzione riguardante la decima musa, è stato presentato il 4 aprile presso il Centro culturale San Luigi dei Francesi, a due passi da piazza Navona. Si tratta de I ricercati. Padri e figli nel cinema italiano (Effatà Editrice), autore Mario Dal Bello, responsabile della sezione Arte e spettacolo della rivista Città Nuova, membro delle Associazioni internazionali d’arte e di comunicazione Clarté e Net-One e della Commissione Nazionale Valutazione Film della Cei.
Dal Bello non è nuovo a queste incursioni nel campo della critica cinematografica (ha pubblicato fra l’altro, sempre con Effatà, Caravaggio. Percorsi di arte e cinema; La prova. Cinema italiano Duemila. Nove film a confronto; Inquieti. I giovani nel cinema italiano del Duemila). Continuando la sua indagine, in quest’ultimo lavoro esamina il tentativo del nostro cinema “giovane” di raccontare il “viaggio” dei padri verso i figli e dei figli verso i padri, soffermandosi sui nodi fondamentali del rapporto generazionale. Stimolato dalla consapevolezza che nell’attuale mondo occidentale la figura paterna sembra aver perso la propria identità, sceglie alcune direttrici d’indagine (padri “appassionati“ o “mancanti”, in cerca del padre o del figlio, l’ombra del padre, figli ritrovati, il mestiere del padre) rappresentate da altrettanti film significativi, noti o meno conosciuti, apparsi negli anni 2000-2010. Senza tralasciare alcune pennellate sul cinema “occidentale” (americano ed europeo) dello stesso periodo.
Gli interventi dei critici cinematografici Enzo Natta e Dario E. Viganò, della regista Elisabetta Rocchetti, degli attori Giorgio Colangeli, Nicola Nocella, Anita Kravos e Francesco Martino hanno evidenziato, nel l’opera di Dal Bello, l’interessante approccio fra arte e vita, esplicitato attraverso le numerose interviste (alcune proposte nelle stesse note del volume) a figure di registi, attori e doppiatori. Significative, per restare in tema, le testimonianze finali di due giovani attori, Ignazio Oliva e Giovanni Scifoni, che hanno scelto di essere padri, mestiere difficile che s’impara dalla vita, ma affascinante.
Ha concluso l’autore: «Il cinema è un occhio che guarda, racconta, registra, nel bene e nel male, le trasformazioni della nostra società. Ho cercato, in questo libro di seguire, nella varietà delle situazioni e delle indagini, quel moto ondivago degli affetti e dei dolori che tende, per quanto talore in forme sconcertanti, a ricomporre l’unità fra due mondi. I quali tentano di imparare in modo nuovo l’arte di essere padre e di essere figlio».