I promessi nuovi italiani

A Roma la rilettura del romanzo manzoniano ad opera di attori e giovani immigrati porta alla ribalta i problemi degli stranieri residenti nel Belpaese ma non ancora cittadini
bimbi stranieri

Vedere giovani di seconda generazione, alcuni dei quali ancora senza cittadinanza italiana, riunirsi ed organizzarsi per festeggiare l’Unità d’Italia ha molto da insegnare agli italiani da numerose generazioni. Questo è stato uno dei messaggi che sono stati trasmessi ieri al Tempio di Adriano a Roma dove la Rete G2-Seconde Generazioni e Save the Children, con la partecipazione di vari personaggi del mondo dello spettacolo e non solo, hanno intrattenuto un pubblico eterogeneo per più di tre ore con un reading del capolavoro di Alessandro Manzoni. Il titolo dell’evento Promessi Sposi …d’Italia. Questa cittadinanza s’ha da fare.

 

Fedelissimi al testo originale che è stato interpretato da giovani delle più varie origini e da grandi nomi come Remo Girone, Christiane Filangieri, Niccolò Fabi, Giuliano Amato e tanti altri, gli organizzatori hanno intervallato la lettura del romanzo con delle brevi interviste e brani di musica della storia italiana suonati dalla fisarmonica del maestro Marco Lo Russo.

 

Ad aprire l’evento il messaggio di Carlo Azeglio Ciampi che si è concluso con un augurio: «Cari ragazzi, “Promessi sposi d’Italia”: l’augurio più affettuoso di coronare felicemente e presto un’aspirazione che facciamo pienamente, convintamente nostra». L’aspirazione di cui parla l’ex presidente della Repubblica è quella dell’accesso alla cittadinanza che, in base alla normativa vigente, può essere acquisita solo dopo il 18° anno d’età e solo dimostrando la residenza regolare ininterrotta nel nostro Paese per chi nasce in Italia da genitori stranieri. Per i minori che arrivano in Italia dopo la nascita, la situazione si complica ulteriormente. Ad oggi sono più di 900 milai minori figli di immigrati e, di essi, circa 500 mila sono nati in Italia.

 

Queenia Pereira de Oliveira, di origini brasiliane e nigeriane, è arrivata in Italia all’età di quattro anni e, come spiega al microfono, dopo aver compiuto 18 anni «mi sono confrontata con la mancanza di cittadinanza perché, da quel momento in poi, il peso del permesso di soggiorno era sulle mie spalle e non avevo il tempo di riflettere su cosa volessi davvero fare. Le scelte si prendono in base alla scadenza del permesso di soggiorno». Della difficoltà dei giovani figli di immigrati prima della maggiore età ne parla Ashraf Saber, atleta italiano di origine nubiana che ha partecipato alle Olimpiadi di Atlanta: «un ragazzo immigrato non può entrare in nazionale prima dei 18 anni perdendo così tante opportunità di trovare lavoro. Nello sport il tempo è fondamentale».  

 

Fra i vari ospiti intervenuti anche Eraldo Affinati, giornalista, scrittore e insegnante di italiano della Città dei Ragazzi a Roma: «I Promessi Sposi è un romanzo a carattere nazionale nel quale i ragazzi provenienti da qualsiasi parte del mondo possono riconoscersi. Quelli a cui insegno dicono addio alle loro case nella stessa maniera in cui fece Lucia. Il senso dell’esilio, così ben descritto da Manzoni, è ben presente anche nella loro vita». La serata di giovedì 17 marzo vuole essere un invito alla speranza per queste nuove generazioni che fieramente scelgono, prima delle istituzioni, di non sentirsi più in esilio ma di voler abbracciare una nuova patria, quella italiana. E la politica dovrebbe dare risposte adeguate

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