I primi passi sulle nostre gambe

Ora che la Bce ha smesso di comprare titoli italiani tocca al Governo attuare la manovra. La fiducia comincia adesso e non va incrinata da inutili parole al vento 
Mario Monti illustra la manovra

Il giorno dopo il varo della manovra finanziaria, quando lo spread dei nostri BTP rispetto ai titoli tedeschi non è sceso come tutti speravano, buona parte dei quotidiani hanno scelto per la prima pagina titoli pieni di apprensione, non molto adatti ai giorni del Natale.

Un titolo che mette apprensione fa vendere più copie. Forse per questo quasi nessuno ha messo in evidenza il collegamento tra il mantenersi alto dello spread con le altre due notizie finanziarie del giorno: il fatto che la BCE avesse offerto ben 500 miliardi di prestiti a tre anni agli istituti bancari europei e quello che la prima volta la BCE si era praticamente astenuta da acquistare BTP sul mercato secondario.

 

Nell’ultimo periodo lo spread dei titoli italiani non è stato tanto il risultato delle libere contrattazioni degli operatori del mercato, quanto delle decisioni di acquisto della BCE: preoccupata che lo spread potesse arrivare a limiti da vera bancarotta, appena sul mercato secondario le quantità di BTP messe in vendita superavano le quantità richieste da operatori attirati dal tasso corrispondente allo spread del momento, la BCE acquistava la differenza per evitare che lo spread aumentasse ancora.

 

Una volta che l’Italia ha varato la sua manovra, la BCE, anche per rispondere alle critiche tedesche che non vedevano bene questo acquisto indiscriminato di titoli di stato dei paesi in sofferenza, ha cambiato strategia: ha offerto alle banche europee 500 miliardi di euro per tre anni al tasso molto conveniente dell’un per cento, accettando in garanzia del prestito titoli di stato e obbligazioni in loro possesso: così le banche, senza vendere i loro titoli a maggior rendimento, potevano disporre del denaro necessario a concedere agli operatori economici i crediti necessari per operare, e per far quadrare i loro bilanci avrebbero potuto anche acquistare al suo posto i titoli di stato che venivano offerti ad alto rendimento.

 

Lo spread dice che queste le banche non lo hanno fatto abbastanza, forse lo faranno nei prossimi giorni, o forse che non erano interessate come la BCE a farlo scendere, visto che così si sarebbero ridotti i loro guadagni.

Alla fine lo spread risultante di oltre il cinque per cento dice che quando non siamo più sostenuti dalla BCE, da soli ancora barcolliamo, e dice che chi gestisce i capitali dei risparmiatori e dei fondi sovrani non è ancora sicuro che la manovra decisa dal governo Monti sia sufficiente a renderci solvibili ed avviati sulla strada della riduzione del debito.

 

Sono attese ulteriori misure, almeno quattro: una riguarda quelle liberalizzazioni che possono creare nuovi posti di lavoro per i giovani farmacisti, avvocati, commercialisti, ingegneri, tassisti, ecc.; un’altra riguarda la lotta alla corruzione, una terza la lotta alla evasione fiscale, una quarta la riduzione di imposte sui lavoratori in modo da lasciare qualche soldo in più nelle buste paga per compensare l’aumento del costo della vita che la manovra precedente ha contribuito a far impennare.

 

E’ la sfida dei prossimi mesi: e va ricordato che non conta solo quello che viene deciso, ma anche la fiducia che ulteriori decisioni possano esser prese per migliorare le prospettive del nostro Paese. Questa fiducia può essere facilmente incrinata anche da semplici parole al vento di politici poco responsabili che rendano incerta la stabilità e la durata del presente governo.

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