I poveri esistono e siamo noi

Tra gli operai dell'Alcoa e il politico corrotto Gesù non avrebbe avuto dubbi su chi scegliere, e così tra i lavoratori dell'Ilva che rischiano il posto di lavoro e la starlette di turno.
Una raccolta di generi alimentari

I telegiornali da qualche tempo ci hanno abituati a sorbirci notizie e vicende diversissime tra di loro e indiscutibilmente di valore assai diseguale, inserite però più o meno a caso nella “scaletta” delle singole edizioni. «Il telespettatore non è uno stupido, tocca a lui mettere nella giusta gerarchia gli avvenimenti», tuonava un direttore ora rimosso dal suo incarico, per fortuna. Così l'altra sera mi sono ritrovato a seguire un telegiornale che proponeva la seguente scaletta: discorso di Monti sullo spread, polemiche Della Valle-Marchionne, risultati della Champions League, vicenda Alcoa, dettagli sulla festa dei centurioni de Romanis-Polverini-Fiorito, vaticini sulla formula uno di Briatore, vicenda Ilva di Taranto, sgrammaticature di Belen, statistiche sulla disoccupazione giovanile al Sud… Ho spento il televisore, esausto.
 
La congiuntura economica e finanziaria è quella che è: il governo Monti, lacrime e sangue, cerca di condurre in porto un equilibrio dei conti statali gravato dalle scellerate scelte di governi e parlamenti precedenti. Gli imprenditori, da parte loro, cercano di rimettere in moto la produttività, mentre l'Agenzia delle entrate e la Guardia di finanza tentano di ridurre l'evasione fiscale. Tutti sembrano fare del loro meglio per riportare un po' di serenità in Italia. Tutti, a parole almeno, tengono nel massimo conto le sofferenze di chi soffre di più per la crisi economica. Ma è proprio così? O non saranno che parole di circostanza? Il dubbio di questi tempi è lecito e comprensibile, soprattutto di fronte agli scandali di certi politici (non tutti per fortuna) che scialacquano i soldi dei contribuenti con rozza volgarità e alle titubanze di certi imprenditori (anche in questo caso non tutti) che scaricano le difficoltà sull’anello più debole della catena produttiva.
 
E allora è tempo che si guardi sempre e comunque a chi più soffre, ai poveri, vecchi e nuovi. Ci siamo quasi abituati nella nostra Europa opulenta a pensare che i poveri siano scomparsi, o che esistano solo fuori dal nostro continente. Non è più così. I poveri sono i vicini di casa, di nuovo.
Per i cristiani si tratta di riproporre l'amore di Gesù per i poveri. Non un vano pauperismo, ma una rigorosa «scelta preferenziale per i poveri». Tra gli operai dell'Alcoa e il politico corrotto Gesù non avrebbe avuto dubbi su chi scegliere, e così tra i lavoratori dell'Ilva che rischiano il posto di lavoro e la starlette di turno. Certo, Gesù non avrebbe mai cessato di guardare con amare vero a Belen e Fiorito. Ma avrebbe scelto i poveri come sua compagnia.
Dialogando nel 1995 con Massimo Cacciari, il card. Martini, citando la parabola del buon samaritano, notava come questi, avendo lasciato «parlare il cuore, sentisse dentro di sé fremere quel senso di comunione, di esigenza, di prendersi cura dell’altro che è nel fondo di ciascuno di noi». Commentò l’allora sindaco di Venezia: «Compassione per i poveri significa che non solo vedo quel volto soffrire, ma lo sento in me, lo comprendo in me».
I poveri siamo noi.

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