I petali di Gelsomina
Alloggio in una villa dei Castelli Romani. Ieri sera mi sono soffermato a guardare la città di Roma. Una distesa di luci d’oro splendenti, come una manciata di perle luminose buttate nel buio dei prati.
Dietro di me una voce: «Ma tu, l’hai mai visto il tramonto?». Risposi subito di sì, e mi accorsi che mi parlava Gelsomina, un donna rotonda e felice, di indefinibile età, dai gesti e dalla voce di bambina, senza denti e con un sorriso innocente che comunicava pace.
«Vieni qui, alle sette di domani sera e vedrai uno spettacolo che non hai mai visto!».
Stasera sono arrivato puntualmente e, quando Gelsomina mi vide, si è messa a piangere perché il sole era già tramontato.
Le chiedo: «Cosa ti ha detto il sole?».
«Se mi prometti che custodisci un segreto, te lo dico!». Le sorrido e allora Gelsomina: «Quando il sole mi vede triste, mi manda sempre dei petali di rosa. Anche stasera me li ha mandati con il vento che era carico di profumo. Sono petali vellutati e sul velluto ci sono dei segni, come sui libri. Ma io non so leggere».
Gelsomina tira fuori dalla tasca un pezzo di pane, poi una caramella color viola, una conchiglia azzurra, una stella marina spezzata e un pezzo di carta che arrotola dei petali colore dell’oro. Sono freschi e profumati. I petali hanno delle venature, cioè delle lettere, parole. Comincio a leggere una favola…
Lo sguardo di Gelsomina è pieno di gioia e di domande. Le spiego che il sole ci vuole dire che non tutti sappiamo fare le stesse cose. Lei sa raccogliere i petali del sole e io so leggerli. Il sole ci sta svelando un grande segreto: per vivere tutte le stagioni della vita abbiamo bisogno l’uno dell’altro.
«Allora ti regalo tutti gli altri petali del sole. In una scatola azzurra li ho raccolti tutti – mi dice Gelsomina –, non sapevo che sono parole. E tu che giri il mondo potrai donare una parola del sole ad ogni bambino che incontrerai».