I pericoli della leishmaniosi
Continuando la nostra carrellata sulle zoonosi non possiamo non parlare della leishmaniosi, una malattia cronica trasmessa all’animale e all’uomo da un protozoo: la leishmania appunto, mediante l’ausilio di un piccolo vettore, il flebotomo, un insetto che si nutre di sangue e che, se infettivo, durante il suo pasto può contagiare il suo ospite.
La malattia può evidenziarsi con sintomi aspecifici anche dopo molto tempo dalla puntura, essendo il periodo d’incubazione molto variabile. La leishmania, una volta introdotta nell’organismo, sia animale che umano, colonizza il sistema immunitario inducendo nell’animale due possibili risposte. Una efficace perché caratterizzata dalla stimolazione di una risposta immunitaria capace di tenere a bada la malattia, un’altra, invece, contraddistinta dalla produzione di anticorpi e sostanze che fanno evolvere l’infezione verso la malattia clinica conclamata. Dall’equilibrio tra queste due risposte dipende il controllo della malattia.
L’animale infetto va sottoposto ad una terapia lunga ed impegnativa e spesso ciò non è sufficiente ad arrestare la progressione della malattia. Spesso, infatti, si verificano le recidive e a volte l’esito della malattia è la morte.
Nell’uomo, come nell’animale, la leishmaniosi può manifestarsi sia in forma cutanea, con dermatite esfoliativa (forfora), dimagramento e perdita di appetito, crescita a dismisura delle unghie ed ulcere sul tartufo o sulle punte delle orecchie, dolore alle articolazioni (zoppie) e lesioni oculari nel cane e soprattutto con ulcere su viso, braccia e gambe nell’uomo. Questa forma è più facilmente diagnosticabile e controllabile dal punto di vita medico. Nell’animale, infatti, con la giusta terapia la malattia viene tenuta a bada e il nostro amico a quattro zampe può continuare la sua vita dignitosamente.
L’uomo con la leishmaniosi cutanea, sia locale che diffusa, guarisce nell’arco di qualche mese, ma residuano cicatrici permanenti che spesso sono causa di grave stigma sociale. Stessa evoluzione e medesime conseguenze nella società comporta, nell’uomo, la forma mucosale, molto invalidante perché conduce alla distruzione parziale o totale delle mucose del naso, della bocca, della gola e dei tessuti circostanti. La forma viscerale, invece, è caratterizzata dall’interessamento degli organi interni (soprattutto i reni) e da grave anemia negli animali. Nell’uomo si manifesta con ingrossamento di milza e fegato, grave anemia, febbre intermittente e perdita notevole di peso.
Nell’uno e nell’altro caso se non trattata o in caso di diagnosi ritardata la malattia può condurre a morte. Spesso tale forma, che nell’uomo è conosciuta col termine Kala azar, si verifica nei bambini o in adulti dal sistema immunitario depresso. Secondo le attuali conoscenze la leishmania non si trasmette direttamente da cane a cane o da cane a persona poiché il parassita deve compiere parte del suo ciclo biologico vitale all’interno dell’insetto vettore prima di poter diventare infettante. E’ vero, tuttavia, che i cani come le persone diventano un serbatoio per la malattia alimentando un circolo vizioso tra animali e persone infette ed insetti, aumentando così il rischio di contagio per animali e uomo.
(A cura della dott.ssa Letizia D'Avino – Centro medico veterinario "Zoe", via Aldo Moro 75, Somma Vesuviana, Napoli)