I pensieri con le ali
Seduta sul divano a fiori del salotto, Geraldina stava pettinando Pervinca, la sua bella bambola dai lunghi capelli rossi; sul tavolo c’era il libro di scuola che aspettava ma, si disse la bambina, poteva aspettare ancora un po’. Tanto ci avrebbe pensato la mamma, che era andata un momento dalla vicina, a richiamarla ai suoi doveri scolastici. Dunque, come vi ho detto, Geraldina stava pettinando la sua bambola, quando la radio si mise a parlare. Che c’è di strano? Tutte le radio parlano. Lo strano è che, quel pomeriggio, l’apparecchio era spento. Un cronista di una radio locale, con voce concitata, disse: – Attenzione! Attenzione! Un virus di provenienza ignota ha invaso la nostra città. Il virus aggredisce uomini, animali e cose. Chi viene colpito, avverte innanzi tutto un intenso formicolio in tutto il corpo, al quale fa seguito una sensazione di estrema leggerezza, poi… Il cronista non poté terminare il suo annuncio perché se ne volò fuori da una finestra. Geraldina era rimasta a bocca aperta e si stava chiedendo: Poi cosa succede? , quando avvertì un formicolio in tutto il corpo, quindi uno strano senso di leggerezza (le sembrava di essere diventata un foglio di carta o una piuma), poi si vide spuntare un fantastico paio di ali rosa e volò fuori dalla finestra, tenendo per mano la sua bambola alla quale erano spuntate delle bellissime ali lilla. Geraldina e la sua bambola cominciarono a volare sopra la città. Il cielo era trafficatissimo, sembrava di essere in Piazza Duomo la domenica pomeriggio. C’erano persone che volavano agitando grandi ali di tutti i colori, ma c’erano anche cani, gatti e criceti con le ali e persino un tavolo, una valigia, un vaso di fiori e una tazza di tè. Geraldina continuava a volare cercando di non urtare nessuno e intanto le sembrava che anche ai suoi pensieri spuntassero le ali. Volete sapere come sono i pensieri con le ali? Sono pensieri così carini che sembrano delle poesie o delle canzoncine. E poi, i pensieri con le ali, non rimangono nella testa di chi li ha pensati, ma volano fuori anche loro. Nell’aria si sparsero così i pensieri di Geraldina. Uno diceva così: Un bel premio vorrei dare/ a chi in ciel mi fa volare!/ Poi vorrei metter le ali,/ laggiù in terra, a tutti i mali/ perché se ne volin via/ e sia pace in casa mia! Geraldina tacque, per poter sentire il pensiero della sua bambola: Ho di nailon i capelli,/ rossi, lunghi, molto belli;/ ho di gomma il corpicino/ e di seta il vestitino,/ ma d’amore è fatto il cuore/ e ti dona un gran calore! Geraldina ringraziò la bambola e intanto vide che il libro di storia l’aveva raggiunta: aveva due piccole ali di carta stampata ed era aperto proprio al capitolo che la bambina doveva studiare quel pomeriggio. Così incominciò a leggere: In un tempo assai lontano, visse Cesare, il romano… Geraldina trovava molto divertente il suo libro con le ali e, in un batter d’occhio, imparò tutto sulle conquiste di Giulio Cesare, sui Galli e sulle galline… Sulle galline? Non è una battuta: il fatto è che, non appena il libro se ne fu andato perché Geraldina aveva imparato la lezione, una gallina con le ali viola passò accanto a Geraldina la quale si mise a volarle appresso, sperando che pensasse qualcosa; non succede infatti tutti i giorni di poter sentire i pensieri di una gallina! Ma la gallina pareva non pensare a niente. Dev’essere vero che le galline non hanno il cervello , si disse Geraldina. Allora la gallina che, certamente, aveva sentito l’osservazione della bambina, perché i pensieri con le ali non si possono tenere nascosti, finalmente pensò. Il suo pensiero era questo: Il mio nome è Paolina,/ del pollaio son regina./ Io mi alzo ogni mattina,/ mangio grano e insalatina./ E il mio allegro Coccodè!/ dice: l’uovo è qui per te! Così dicendo, la gallina porse un uovo fresco a Geraldina che la ringraziò cortesemente e le chiese scusa per avere pensato che le galline non hanno il cervello. Il pomeriggio era davvero divertente. Speriamo solo che qualcuno non trovi un rimedio contro questo virus così simpatico – pensò Geraldina -. È tanto bello stare quassù!. Purtroppo il rimedio lo trovò la mamma che entrò in casa in quel momento e vide Geraldina addormentata sul divano, con la sua bambola tra le braccia. – Geraldina! – esclamò, scuotendola – Possibile che tocca sempre a me ricordarti che devi studiare? Geraldina sbadigliò, si stropicciò gli occhi e disse: – Ma io so la lezione! Vuoi sentire, mamma? In un tempo assai lontano,/ visse Cesare il romano/ che fu grande condottiero/ e vinse i Galli, un popol fiero./ Di gran gloria coronato,/ ebbe anche il consolato,/ ma alla fin fu pugnalato,/ da suo figlio, nel Senato. – È un modo un po’ insolito di studiare la storia – osservò la mamma, chiudendo il libro – però non c’è neanche un errore. Durante la cena, Geraldina ascoltò con grande attenzione il telegiornale; voleva sapere dove era finito il virus che faceva spuntare le ali. Ma non dissero niente. La bambina andò a letto, dispiaciuta. Quando chiuse gli occhi, però, sentì una canzoncina provenire dal cesto dei giocattoli. Lo riconobbe subito: era un pensiero della sua bambola. Diceva così: Buona notte, Geraldina,/ dormi fino a domattina!/ Sogna d’essere un uccello,/ poi d’avere un bel castello,/ sogna un vestitino a fiori/ e un gelato a sei sapori! Geraldina si addormentò contenta: aveva scoperto che bastava chiudere gli occhi per avere le ali!