I pellegrinaggi del carburante low cost
«Prezzi della benzina in salita, code al distributore come ai bei tempi». No, non è un controsenso questo status apparso su Facebook: perché con la verde che viaggia verso i 2 euro, e il gasolio che si attesta attorno all'1,8 nonostante gli inviti del governo alle compagnie petrolifere ad abbassare i prezzi, chi abita vicino al confine ha riscoperto la vecchia abitudine di andare a fare il pieno oltre frontiera. Specie se il confine è quello sloveno: il sito della Petrol, la principale compagnia petrolifera del Paese, pubblicizza un allettante 1,506 per la benzina e 1,337 per il diesel. A questo punto è solo questione di matematica: fatti i conti di quanto si risparmia alla pompa e quanto costa in termini di carburante raggiungere il distributore più vicino, se la differenza tra i due è maggiore di zero conviene mettersi al volante.
Il trucco in Friuli è ben conosciuto: tanto che dal 1995, per arginare la fuga di accise verso Ljubljana, è in vigore un sistema di contribuzione all'acquisto dei carburanti suddiviso in due fasce – a seconda della distanza dal confine – a cui i residenti hanno diritto. Peccato che, nonostante gli ultimi aggiustamenti a rialzo del 25 aprile scorso, l'impennata dei prezzi li abbia resi assai meno efficaci: il contributo per la benzina è infatti di 0,27 euro in fascia 1 e 0,15 in fascia 2, mentre per il gasolio è rimasto stabile a 0,14 euro in fascia 1 e 0,90 in fascia 2. Insomma, a molti conviene comunque varcare il confine.
«L'esodo è ricominciato con l'ultimo rincaro di 10 cent – riferisce Riccardo di Udine, 40 chilometri dal confine –, tanto che sembrava di essere tornati negli anni Novanta: all'epoca esistevano addirittura distributori “per turisti”, con 6 o 8 pompe, e nonostante tutto si arrivava a fare anche mezz'ora di coda». Ed ora è pure peggio: «A volte mi capita di aspettare anche 40 minuti». Chi poi dispone di tanica omologata può portarsi a casa un massimo di 10 litri di carburante, casomai rimanesse a secco. Voci di corridoio parlano di distributori arrivati ad incassare anche 100mila euro in un giorno: ma si sa che le leggende metropolitane spuntano come funghi, e le stazioni di servizio sono restie a fornire dati sui loro incassi.
C'è però un altro fattore da considerare nel calcolo costi/benefici: la vecchia prassi della gita domenicale in Slovenia prevede infatti anche l'acquisto di una serie di altri articoli convenienti. Il caso classico è quello delle sigarette (sfidando magari il limite di legge dei 200 pezzi a testa), ma anche la carne – si può trovare roast beef a 9 euro al chilogrammo – e pezzi di ricambio per le auto: «Il fanale per la mia Peugeot, che qui a Udine costa 14 euro – riferisce Enrico – in Slovenia costa 6». Interessante anche il capitolo tagliando: Amedeo, che vive proprio a ridosso del confine, riferisce di un collega che per la sua Opel Astra 1700 diesel ha pagato 350 euro, contro i 680 preventivati in Italia. Anche in quanto a gomme da neve, si può sperare in un buon 30 per cento in meno.
Se a noi potrebbe apparire la terra del bengodi, almeno sotto il profilo del carburante, gli sloveni però non hanno molto da sorridere: considerando uno stipendio medio mensile di di 988 euro (dati dell'Ufficio statistico di Stato della Slovenia), la benzina a 1 euro e mezzo è comunque un salasso. E infatti non mancano i lavoratori transfrontalieri, che cercano di portare a casa dall'Italia uno stipendio un po' più elevato: «Vedo parecchie auto slovene passare il confine la mattina – riferisce Amedeo – e in alcuni casi non si tratta proprio di utilitarie: il che mi fa pensare che in effetti chi ha un impiego qui goda di un tenore di vita più elevato».