I nuovi orizzonti dello sport

Siamo convinti che il contributo dello sport allo sviluppo ed alla pace sia insostituibile . Con queste parole, cariche di speranza, il dottor Michael Kleiner, ha accettato, con grande disponibilità, di spiegarci i motivi per il quali l’Onu ha proclamato il 2005 quale Anno internazionale dello sport e dell’educazione fisica, evento di cui è responsabile dell’ufficio appositamente aperto al Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra. La sua esperienza personale al servizio della solidarietà, maturata lungo dieci anni trascorsi in Africa per la Croce Rossa Internazionale, lo hanno convinto che anche lo sport, quello autentico possa contribuire a costruire una società migliore. Siamo consapevoli – precisa – che lo sport viva oggi situazioni problematiche quali il doping, che non è solo un rischio per la salute degli atleti, ma uccide la realtà stessa dello sport o l’eccessiva profusione di denaro, che crea dei problemi seri, riduce lo spirito democratico e fa crescere ulteriormente lo squilibrio fra nord e sud del mondo. Alle sue spalle, sulle acque del lago di Ginevra solcate dalla brezza, sfrecciano le barche a vela, segno di una ricchezza che a portato la Svizzera, terra senza sbocchi al mare, a vincere in questa disciplina niente meno che la Coppa America. Eppure sul tavolo del suo ufficio alle Nazioni Unite arrivano decine e decine di progetti concreti che testimoniano una solidarietà intelligente e concreta che corre inarrestabile sulle piste e nei campi sportivi di tutto il mondo, come lui stesso ha voluto testimoniare nel suo intervento di apertura della tavola rotonda promossa nell’austero Palazzo delle Nazioni Unite da Sportmeet, l’espressione nel mondo dello sport dei Focolari sul ruolo dello sport nel costruire la pace e lo sviluppo. Per lo sport questa è una stagione d’oro – ci spiega con un calore forse inconsueto per un diplomatico svizzero -, di straordinaria popolarità, eppure paradossalmente molte persone soffrono per i problemi legati alla sedentarietà, una contraddizione che vogliamo sia su- perata. È in questo panorama che la proclamazione dell’Anno Internazionale vuole essere un invito forte alla pratica sportiva per scoprire i valori più autentici di cui lo sport può essere veicolo. Lo sport – spiega – non è solo qualcosa di divertente e ricreativo, ma anche un fattore importante per realizzare gli obiettivi di sviluppo che l’Onu ha posto all’inizio del terzo millennio. Un elemento, secondo l’Onu, da inserire nei programmi dei governi, delle organizzazioni non governative, delle agenzie delle Nazioni Unite. Questo perché – conclude – con lo sport si imparano i valori, si impara a vivere con gli altri, si impara a perdere e vincere rispettando gli altri. Diverse organizzazioni non governative hanno in corso progetti concreti, che dimostrano attenzione e lungimiranza rispetto al ruolo che lo sport può avere per la crescita della realtà sociale. Ci auguriamo che le Ong, dentro le quali si inserisce il lavoro di Sportmeet, – chiarisce Kleiner – sempre di più includano lo sport fra le loro attività. Lo sport non può essere da solo la risposta ai problemi di oggi: occorre lavorare per la salute, la lotta all’Aids, la cooperazione allo sviluppo, ma vogliamo che lo sport sia incluso in questo approccio globale, perché contribuisce allo sviluppo della comunità, della persona, dei gruppi. A far ben sperare è il patto stretto dall’Ufficio dell’Onu per l’Anno internazionale dello sport con le diverse agenzie delle Nazioni Unite, soprattutto con l’Unesco, l’agenzia per la cultura e l’educazione che intende favorire l’uso dello sport con finalità pedagogiche: Si sono scritti centinaia di libri sulla fisiologia del muscolo, sui benefici fisici dello sport, sulle metodologie dell’allenamento: è ora che se ne scrivano altrettanti sull’influenza sociale dello sport, anche in negativo, certo, ma soprattutto in positivo conclude con convinzione Michael Kleiner. Sportmeet all’ONU La tavola rotonda promossa da Sportmeet al Palazzo delle nazioni Unite di Ginevra sul tema Lo sport: strumento universale per lo sviluppo e la costruzione della pace ha offerto spazio a preziose riflessioni, proposte da qualificati docenti universitari, non solo sul valore pedagogico dello sport e sul suo legame con l’etica, ma soprattutto sul suo contributo alla fraternità universale. La testimonianza viva di Antonella Bellutti, due volte campionessa olimpica, ad Atlanta e Sydney, di ciclismo su pista, ha reso credibile una immagine dello sport ispirata ai valori più autentici: Ho fatto sport per 25 anni e mi ha dato risposte diverse, ma sempre valide alle domande che nascevano in me col passare del tempo. Lo sport insegna a mettersi in discussione, ad essere in prima linea, ad essere responsabile dei propri successi e delle proprie sconfitte, a confrontarsi lealmente con gli altri, a rispettare sé stessi. Porta con sé i rischi della società di oggi e da solo non può certo risolverne i problemi, ma anche questo incontro all’Onu testimonia la grande attenzione e le aspettative che si ripongono su di esso. Grande interesse hanno suscitato i progetti presentati da Sportmeet, quali Sports4Peace, una iniziativa di educazione alla pace attraverso lo sport che dall’Austria si sta allargando ad altre nazioni, e le azioni di solidarietà sportiva sostenute in paesi in via di sviluppo. Anche Run4Unity, la staffetta sportiva planetaria di 24 ore, un’ora di sport per ogni fuso orario, che i Ragazzi per l’unità dei Focolari stanno organizzando in tutto il mondo per il 9 ottobre prossimo, ha entusiasmato i presenti. Dopo la tavola rotonda, non solo si sono aperte le porte ad interessanti collaborazioni internazionali, ma in molti si sono dati appuntamento, a metà settembre, a Trento dove Sportmeet terrà il suo congresso internazionale sul tema sport e gioia.

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