I nostri occhi sporchi di terra

Dario Buzzolan - Baldini Castoldi-Dalai
I nostri occhi sporchi di terra

Un libro che si legge tutto d’un fiato, obbligandoci a pensare. Nel dopoguerra Davide, un giovane docente universitario, sfida i suoi studenti a trovare un’interpretazione convincente di un frammento di Kafka: «Noi, visti coi nostri occhi sporchi di terra, ci troviamo nella situazione di un gruppo di viaggiatori ferroviari che hanno subito un sinistro in un tunnel… nello sconvolgimento dei nostri sensi c’è una moltitudine di mostri e una specie di gioco caleidoscopico affascinante o affaticante, secondo l’umore e le ferite del singolo: Che cosa devo fare? oppure: Perché devo farlo? non sono domande che si rivolgono là dentro».

 

Il romanzo ci accompagna nella ricerca di una possibile risposta col renderci partecipi dell’intreccio delle vite dei protagonisti, destinate a fondersi in una dimensione di attualità, dove il passato della guerra è vivo come memoria e pungola come speranza in un futuro che può essere costruito migliore.

Nella ricerca, che diventa ricostruzione di diverse storie, cinquant’anni della nostra comune Storia ci vengono riconsegnati, nel continuo rimando dall’oggi del ’45 all’oggi del ’94, storia di illusioni e sconfitte, ma anche di certezze e convinte aspettative.

 

Il libro che Davide ha scritto ne diventa il simbolo: un dialogo tra le molte – tutte? – voci umane che nella storia hanno cercato un mondo migliore, che ci lascia la convinzione che forse solo in cordata è possibile trovare la risposta, perché la terra sporca i nostri occhi: la condivisione rimane la condizione umana, nel male e nel bene.

Nel disincanto del non aver trovato il mondo che ha cercato, Davide ci lascia il sapore della speranza e nel cuore la passione per un impegno civile che continua a risuonare come un imperativo categorico impresso nella nostra coscienza personale e collettiva.


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