I non luoghi di Luca

Dalla pistola alla fotografia. Un olimpionico azzurro ha allestito una mostra davvero toccante e non tratta di sport
Foto di Luca Testoni

Ci può essere qualcosa di più affascinante, per un bambino piccolo, di un papà che prima di addormentarti ti sussurra all’orecchio fantastiche storie animate da strani personaggi? A Luca Tesconi è andata proprio così. Suo padre, in fondo, non ha poi dovuto usare troppa fantasia per raccontargli di fantasmi che vivevano in posti spaventosi. Lui, quegli “spettri”, li vedeva spesso. Dal vivo. Il suo lavoro di rappresentante farmaceutico, infatti, lo portava a consegnare medicinali in alcuni “manicomi”, gli ospedali psichiatrici che nel nostro Paese, dopo l’entrata in vigore nel 1978 della Legge Basaglia, sono stati definitivamente chiusi.

Oggi Luca non è più un bambino, ma un uomo di trentuno anni conosciuto ai più per aver conquistato la prima medaglia della spedizione azzurra ai Giochi Olimpici di Londra della scorsa estate (uno splendido argento nel tiro a segno, specialità pistola 10 metri aria compressa). Luca, però, non è solo un bravo sportivo che sogna di tornare sul podio a cinque cerchi a Rio de Janeiro, nel 2016, ma è anche un ottimo fotografo. Così, quando non si trova in pedana per un allenamento o una gara importante, Luca fa sempre shooting. Eh già, perché le sue grandi passioni in inglese si scrivono nello stesso modo: shooting, appunto, parola che in italiano si può tradurre sia come tiro (la sua disciplina agonistica), sia come servizio fotografico.

Negli ultimi due anni, in particolare, Luca è andato proprio in quei luoghi di cui ha sentito spesso parlare a casa da piccolo. Prima, nelle storie fantastiche raccontategli quando era ancora un bambino, poi, una volta diventato più grande, dalla viva testimonianza del padre: gli ospedali dei “matti”. Si è intrufolato in quattro manicomi abbandonati e ha cominciato a scattare. Perdendosi per ore in quei luoghi di grande sofferenza le cui mura conservano ancora oggi i segni tangibili di tanta disperazione e solitudine: schizzi di sangue, scritte, graffiti. Alla fine è nata l’idea di allestire una mostra che, se nei prossimi giorni capitate dalle parti di Pietrasanta, deliziosa città d’arte in provincia di Lucca, vi consigliamo davvero di non perdere.

I racconti del padre, e la lettura dei libri di Mario Tobino, scrittore che ha lavorato in diversi ospedali psichiatrici e che ha dedicato gran parte della sua vita proprio alle sofferenze dei malati di mente, lo hanno spinto a scegliere come soggetto della sua prima mostra proprio questi luoghi. O meglio, non luoghi. Tesconi ha spiegato che la scelta del titolo per questa esposizione, “Non luogo”, nasce proprio dal fatto che ovunque si trovasse a fotografare aveva la sensazione di trovarsi sempre nello stesso posto. Ha raccontato che queste strutture si somigliavano tutte: a destra, ad esempio, si trovavano sempre le celle per i “pazienti” più pericolosi, a sinistra le camere per i dottori. Stessa struttura, stessa infinita sofferenza.

Dopo la medaglia olimpica ottenuta a Londra 2012, Luca ci regala oggi più di trenta scatti, in diversi formati e colori, per raccontarci ed accompagnarci in un difficile viaggio, quello della malattia mentale. Per osservare, attraverso gli occhi di uno sportivo un po’ speciale, quel che resta di un mondo scomparso. Per emozionarci, attraverso quei fermo immagini da cui traspare  chiaramente tutto il dolore che impregnava quei luoghi. Per non dimenticare.

Non luogo (Luca Tesconi)

Esposizione: fino al 31 marzo 2013 (ingresso libero)

Luogo: Palazzo Panichi, Via del Marzocco ang. Piazza Duomo, Pietrasanta (Lucca)

Orario: gio-ven 16.30-20.00; sab-dom 10.30-13.00/16.30-20.00

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