I nodi del negoziato sul nucleare nord-coreano
La ripresa dei negoziati a sei sul programma nucleare nord-coreano, in un momento in cui monta la tensione con altri aspiranti ad entrare nel club nucleare, come l’Iran, è di per sé un evento incoraggiante. I sei (Stati Uniti, Cina, Russia, Giappone, Corea del Sud e Corea del Nord) stanno cercando ormai da quattro anni una soluzione a quella che si prospetta come una crisi asiatica, la cui rilevanza travalica tuttavia i confini della regione per più di un motivo. In primo luogo, le aspirazioni nucleari di Pyongyang, che si sono già concretizzate in un riuscito test, si inseriscono in un clima di crescente sgretolamento degli obblighi internazionali per la nonprofilefazione nucleare, così come stabiliti dall’apposito trattato (Tnp). Dopo gli esperimenti incrociati di India e Pakistan degli scorsi anni, il test nord-coreano, che si associa alla comprensibile preoccupazione per le possibili mosse di un regime imperscrutabile, ha inferto un nuovo, durissimo colpo ai dettami della non-proliferazione. In secondo luogo, la presenza di potenziali armi nucleari nella regione rischia di far saltare i fragilissimi equilibri scaturiti dalla Seconda guerra mondiale e soprattutto dalla guerra di Corea. Assai preoccupati sono ovviamente i sud-coreani e ancor di più lo sono i giapponesi. La corsa di Pyongyang verso l’arma nucleare scuote infatti le certezze di Tokyo contro ogni armamento atomico, dopo la ferita, per certi versi ancora aperta, di Hiroshima e Nagasaki. Inoltre i sud-coreani temono, oltre che la prossimità di eventuali armi nucleari nord-coreane, anche le inevitabili ripercussioni sul già complesso dialogo inter-coreano, al quale sono tenacemente impegnati in vista di una futura riunificazione (tanto da avere istituito anche un apposito ministero, quello della Riunificazione, appunto). Ma anche le grandi potenze della regione, ed in primo luogo Cina e Russia, non nascondono la preoccupazione per una potenziale escalation. La Cina ha finora diligentemente fatto la propria parte per indurre la Corea del Nord ad abbandonare le sue velleità nucleari, tanto che questo settore è uno in cui la cooperazione e la fiducia con Washington è più evidente. E, sullo scenario più ampio, c’è l’analogo problema dell’Iran. Il regime nord-coreano è totalmente isolato in ambito internazionale, e ciò che esso sembra perseguire, più che vani sogni di egemonia, è una sorta di polizza di assicurazione nucleare per la propria sicurezza. Una logica folle, ma sedersi ad un tavolo e parlarne è l’unica strada ragionevole.