I musulmani italiani sono pro-Erdogan?

Occorre un confronto chiaro, semplice, che non demonizza l'altro ma cerca di capire qual è il bene comune su temi come democrazia, integrazione, accoglienza
Istanbul

Un semplice ma provocatorio pensiero mattutino di fronte alla sorpresa di chi ritiene che i musulmani europei non si siano smarcati adeguatamente da Erdogan e dalla epurazione da lui messa in atto dopo il tentativo di golpe della scorsa settimana.

Credo che serva, anche su queste questioni, un forte dialogo, direi testardo e sincero. Ci sono in Italia innumerevoli esempi di comunità cristiane, musulmane e laiche, che sono maturate negli anni per non avere svolto solo attività di comprensione reciproca caritatevole e misericordiosa, ma anche di confronto chiaro, semplice, che non demonizza l'altro ma cerca di capire qual è il bene comune.

Bisognerebbe che insieme, tra comunità "in dialogo", si fosse capaci di rispondere ad alcune domande cruciali: perché gli europei (in maggioranza non musulmani) invocano tanto la democrazia e quando le cose secondo loro vanno male (vedi Morsi in Egitto ed Erdogan in Turchia) smettono di essere paladini delle elezioni e approvano i golpe, nel loro cuore se non esplicitamente? E perché al contrario tanti Paesi a maggioranza musulmana hanno elaborato un accesso alla democrazia che prende sì come valide le regole delle elezioni, ma permette a chi conquista il potere di fare poi leggi che cambiano quelle stelle regole democratiche?

Ancora: ci sono tanti italiani musulmani, ormai, e c'è da gioirne. La multireligiosità è una realtà globale arricchente. Ma gli europei "da sette generazioni" si accorgono con stupore che il pensiero di questi italiani musulmani, di origini arabe o turche o pakistane…, è molto spesso simile a quello degli immigrati dell'ultima ora. Non è servito a nulla il "bagno" nella cultura europea? C'è quindi da interrogarsi sull'efficacia dell'integrazione. Ma è possibile, per converso, che tanti europei da lunga data continuino a pensare, ricalcando il modello francese, che l'immigrato possa accedere a tutti i livelli dell'amministrazione e della politica a patto che, di fatto, rinunci alla sua cultura d'origine? Hanno fatto così i nostri immigrati che sono andati in Belgio o negli Usa o in Brasile? Le Little Italy sono ancora esistenti ovunque.

Viceversa, perché tanti immigrati, musulmani ma non solo, stentano ad accettare le leggi di libertà e democrazia che l'Europa s'è data? Quando un immigrato arriva in un dato Paese dovrebbe per prima cosa essere grato di essere accolto e cercare di accettare le leggi di quella data società, se non vanno contro la coscienza più profonda che ognuno ha… certo, se un immigrato arriva nelle condizioni terribili in cui spesso vediamo e nei fatti viene escluso dalla società civile, come possiamo pensare che accetti le regole di una società che lo tiene ai margini?

Troviamo luoghi dove poter dialogare appassionatamente e semplicemente, senza demonizzarci, su queste domande cruciali. Insieme troveremo risposte plausibili e possibili, qui e ora. Sapendo che non potremmo mai fare a meno, in questo dialogo difficile, di una forte e mutua misericordia.

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