I muri raccontano
L’arte naif sui muri delle case di un borgo di montagna per raccontare i giochi dei nonni. È l’idea vincente della comunità di Azzinano di Tossicia, in provincia di Teramo, paese alle pendici del monte Pelato e punto d’osservazione privilegiato per ammirare il Gran Sasso. Dal 2001, infatti, la pro loco locale e lo sparuto numero di abitanti rimasti in paese promuove l’iniziativa de “I muri raccontano” per continuare a sopravvivere allo spopolamento ed attirare visitatori, soprattutto scolaresche, da varie parti dello Stivale.
I dipinti ripropongono i giochi fatti di pochi mezzi, spesso improvvisati, di un’Italia che non c’è più: “la campana”, “la trottola” o de “lu cicerne”, “lu trene” e “lu schiuppitte” (in abruzzese). Ma ci sono anche dipinti murari con gli uomini intenti a giocare a carte al bar o con le donne che stendono i panni al sole che descrive la vita semplice dei campi dove il visitatore viene accolto fraternamente, a bere qualcosa anche se non lo si conosce.
Tra i nomi degli artisti che negli anni hanno collaborato all’iniziativa spicca quello di Annunziata Scipione: artista locale, ottantaquattro anni, quasi analfabeta, ma nome noto nel circuito dell’arte naif internazionale. Da molti considerata erede di Antonio Ligabue, Assunta, abita ancora il borgo con il marito, il capomastro Ettore Di Pasquale, e rappresenta una miniera di conoscenza di tradizioni e del dialetto locale. Assunta oggi vanta molti riconoscimenti, tra i quali va particolarmente orgogliosa dei quadri, “Pellegrinaggio a Roma” e “I taglialegna all’Angelus”, scelti per celebrare l'Anno Santo «straordinario» 1983-84.
Si divide tuttora tra casa, campagna e cavalletto. Si era avvicinata all’arte a 42 anni, inizialmente intarsiando piccoli ceppi che sarebbero finiti nella stufa, poi, grazie al marito scopre la pittura. Ma non aveva rudimenti dell’arte, nessuna conoscenza tecnica, tranne che per qualche abbozzo di figura disegnato col carboncino nella stalla e le figure in creta modellate quando accompagnava il gregge al pascolo ad Azzinano. Lì, nel paese riconosciuto da una legge regionale come il “paese dipinto”, dove il tempo si è fermato e ripopolato dall’arte.