I miti della storia

A Roma, una stupefacente galleria di ritratti-icone di Enzo Fiore, visioni di un mondo scomparso ma inconsciamente presente
Andy Warhol

Si può ripercorrere un arco storico presentandone le icone senza sfiorare la retorica? Difficile, in questo nostro tempo dove tutto viene toccato, strumentalizzato, banalizzato. Anche nell’arte.
 
Ma Enzo Fiore compie un cammino così originale che riesce – sembra facilmente – a evitare lo scoglio del già detto, della superficialità. In un modo semplice e sconcertante. Lui, pittore, rinuncia al colore. La galleria di ritratti-icone, ora in mostra a Roma, al Vittoriano fino al 27 maggio, lo dimostra. Sono figure pesanti. In primo luogo perché lo è la materia, densa, tattile, cisposa. Fiore ama intingere le mani nel colore, e lo si sente: è l’esperienza anche di altri artisti del passato, come Cremona o recenti come Burri o Bacon. E poi perché i suoi ritratti sono monocromi frontali, per lo più. In cui il bianco-e-nero fissa come una fotografia, ma più fortemente e materialmente di questa, il volto. Cioè il timbro della personalità.
 
È un secolo che sfila davanti ai nostri occhi: Picasso, Frida Kahlo, Dalì, Warhol, Botero, Pasolini, Jim Morrison, la Callas, Liz Taylor, Greta Garbo, Freud e Gandhi. Ma anche riletture della Gioconda, de Las meninas, di Vermeer, Caravaggio, Rubens. Ossia, Fiore inserisce fra le icone del Novecento altrettante icone della pittura universale.
 
In queste opere che paiono graffiti o anche luminescenze, dove domina un lume lunare e perciò lontano e ambiguo, Fiore immette una carica di nostalgia dolorosa. Come dicesse all’osservatore: esistono ancora oggi personalità così carismatiche, opere d’arte tanto innovative? Esiste ancora il genio? Questa sembra la domanda fondamentale.
 
A chi osserva la sua stupefacente galleria, la possibilità di rispondere. Oltre a godere la visione onirica di un mondo scomparso, ma inconsciamente presente.
 
“Enzo Fiore. Genesi: i miti della storia”. Roma, Vittoriano. Fino al  27/5 (catalogo Skira).
 
 

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