Migranti italiani. Uno sguardo al passato per capire il presente
Le migrazioni. Un fenomeno epocale
Le notizie degli sbarchi riempiono da lungo tempo ormai le prime pagine dei nostri quotidiani e dei telegiornali. E il tema è al centro del dibattito pubblico. L’Italia è parte di un fenomeno più ampio. Si calcola che sono 250 milioni i migranti che nel mondo si sono spostati dal proprio Paese. Per fame, povertà, persecuzioni politiche. Un fenomeno globale, non transitorio ma strutturale. I migranti hanno cambiato il volto delle nostre città, sempre più multietniche, multiculturali, multireligiose. Scatenando fenomeni spesso di intolleranza, la nascita di movimenti xenofobi o politiche di chiusura. Eppure il fenomeno migratorio può costituire una notevole opportunità di arricchimento culturale, economico e demografico. La storia dei migranti italiani all’estero può aiutarci a capire il fenomeno in atto.
I migranti italiani tra fine Ottocento e inizio Novecento
Nel volume “Pionieri nella solidarietà con i migranti. Giovanni Battista Scalabrini e Francesca Saverio Cabrini” appena uscito per i tipi di Città Nuova, gli autori, Tomasi e Bentoglio, ricostruiscono la storia dei nostri migranti italiani. A partire dalla fine dell’800 i nostri connazionali furono tra i protagonisti di uno straordinario esodo di massa dal Vecchio Continente al Nuovo Mondo. Le cause? “La pressione demografica, i rivolgimenti sociali, la voglia di fortuna, la fame, la protesta politica. Dal 1830 al 1930 circa 60 milioni di persone, per lo più europei, vanno a popolare e colonizzare altri continenti”, spiegano gli autori. E i migranti italiani? Nel testo si precisa che: “Nell’arco di poco più di un secolo, a partire dal 1861, sono state registrate più di 24 milioni di partenze. Tutte le regioni italiane furono coinvolte, con priorità dell’esodo settentrionale dal 1876 al 1900 (Veneto, Friuli e Piemonte)”.
La migrazione italiana cambia nel tempo
Nel libro si delinea l’evolversi del fenomeno: a fine Ottocento la maggior parte dei migrati italiani non aveva la famiglia con sé e viveva facendo i raccoglitori di stracci, suonatori di organetto, manovali nella costruzione delle ferrovie e con attività simili. All’inizio del Novecento le cose cambiano: i migranti italiani sono contadini industriosi, che l’estrema povertà spinge a partire. Dopo anni di andata e ritorno tra Stati Uniti d’America e Italia, gli emigrati iniziarono a portare la famiglia con sé, divenire membri della società di accoglienza.
Giovanni Battista Scalabrini e Francesca Saverio Cabrini. Un impegno a favore dei migranti
Fondamentale per l’integrazione dei migranti italiani negli Stati Uniti fu la presenza e l’impegno della Chiesa locale. Numerosi i religiosi e le religiose impegnati in attività missionarie. In questo contesto si distinse l’opera del vescovo Giovanni Battista Scalabrini e di madre Francesca Saverio Cabrini. Attorno a loro seppero costruire una fitta rete di collaboratori: “missionari e missionarie, laici impegnati, amici e benefattori: un ampio giro di persone desiderose di condividere progetti e risorse, materiali e spirituali, per un’assistenza integrale, incisiva e generosa alle donne e agli uomini che vivevano le speranze, i disagi e, a volte, persino le tragedie dell’emigrazione”, come si legge nel testo. E con questi seppero mettere in campo una serie di iniziative con l’intento di favorire un graduale processo di integrazione.
Una storia che oggi vale la pena di ripercorrere e far conoscere. Non per fare nostalgico recupero del passato. Ma per gettare nuova luce sull’oggi. Per acquisire uno sguardo prospettico sull’attualità e riuscire a riconoscere le sfide e le grandi potenzialità del fenomeno in atto.
Il libro è disponibile sul sito di Città Nuova al 5% di sconto. Per acquisti da 20 euro in su le spedizioni sono gratuite. Per acquistare clicca qui.
Buona lettura!