I martiri del ventesimo secolo

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“Nel nostro tempo sono tornati i martiri, spesso sconosciuti, “militi ignoti” della grande causa di Dio” ha affermato con forza Giovanni Paolo II, che tanti di questi cristiani ha elevato agli onori degli altari, proponendone la testimonianza alla chiesa e al mondo. Potrà sembrare eccessivo a qualche cristiano che ritiene il martirio un retaggio del passato, ma il ventesimo secolo ha “prodotto”, per lo più fra i cattolici, oltre 45 milioni di martiri: ovvero più di due terzi della loro somma totale dagli inizi del cristianesimo. Vittime di ideologie stataliste, immanentiste, razziste; o di fondamentalismi religiosi. La disinformazione al riguardo si spiega col fatto che si è cercato di ignorare (se non di occultare) il più possibile questa esperienza cruenta da parte dei governi che per motivi ideologici hanno inteso liquidare la religione. Solo qualche cenno o scarno ricordo se ne trova infatti nei libri di storia e nei mass media. Ma responsabili di questa ignoranza sono stati a volte gli stessi cristiani, quando hanno rimosso questa verità, preferendo un cristianesimo più accomodante all’evangelico “sì sì, no no” che avreb- be creato eccessivi problemi. Colma ora questa lacuna – anche se risulta impossibile stendere un martirologio esauriente, in quanto sono tuttora ignote la maggior parte delle vittime – I martiri del ventesimo secolo del giornalista e scrittore americano Robert Royal. Apparso in inglese in occasione del Giubileo del 2000, il volume non ha confronti con altre pur apprezzabili opere sull’argomento: e ciò per l’ampiezza e la globalità della sua trattazione, per lo stile avvincente e il sapiente inquadramento storico. Royal procede per periodi ed aree geografiche, illustrando le vicende di testimoni significativi come Charles de Foucauld, padre Kolbe, Edith Stein, mons. Romero, padre Puglisi, ma soprattutto quelle sconosciute di persone “normali”, che magari non avevano mai aspirato al martirio, ma all’occasione sono riuscite a comportarsi in modo coerente con la propria fede, fino alla fine. In testa a tutti, come numero di vittime, l’Europa. “Paradossalmente – nota in proposito l’autore -, una delle civiltà e delle culture più avanzate del mondo ha prodotto le atrocità peggiori del XX secolo”. E ciò per limitarsi ai cristiani, senza considerare i “martiri” appartenenti ad altre religioni, in special modo gli ebrei vittime dell’olocausto. Un libro tremendo, questo di Royal, occasione per meditare sul mistero del male presente nella storia umana e, al tempo stesso, sulle inimmaginabili risorse del bene. Che rimette in auge una dimensione della testimonianza considerata nei primi secoli parte integrante del cristianesimo. Di drammatica attualità, poi, se si considera che ciò di cui si legge sta avvenendo in modo simile in qualche parte del mondo; senza contare che potrebbe verificarsi anche in quei paesi dove la vita cristiana scorre più pacificamente: perché non sono ancora state estirpate dal mondo le radici d’ingiustizia da cui nasce l’odio anticristiano. La geografia del martirio Il Novecento, iniziato con la rivoluzione dei Boxers in Cina, è proseguito con il genocidio degli armeni ad opera dei turchi, le persecuzioni anticlericali (massoniche e social-comuniste) in Brasile, Messico, Spagna, la persecuzione nazista in buona parte dell’Europa; il comunismo in Urss e nell’Europa dell’Est. In Africa le persecuzioni sono state provocate da gruppi etnici (come nella regione dei Grandi Laghi, in Nigeria, nell’Africa Centrale, nel Corno d’Africa); da fondamentalismi religiosi (Algeria, Libia, Egitto, Sudan…); da guerre ideologiche o di potere (Congo-Kinshasa, Congo-Brazzaville, Angola, Sudafrica, Mozambico, Madagascar, Zimbabwe, Etiopia). In Asia alle persecuzioni dettate da fondamentalismi religiosi (India, Indonesia, Filippine, Pakistan, Siria, Irak, Libano, Arabia Saudita) si sono aggiunte le persecuzioni di matrice marxista (Cina, Vietnam, Laos, Cambogia, Corea del Nord, Myanmar). Perfino l’Oceania, con la Papua Nuova Guinea o l’Iryan Jaya (negli anni Quaranta e attualmente), non è fuori dal quadro geografico a 360 gradi dei martiri del XX secolo! Bernardo Cervellera, direttore dell’Agenzia Internazionale Fides (dalla Prefazione al volume di Royal)

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