I malati di Sla, parabola del Paese

L’integrazione inclusa nella legge di stabilità per i cittadini non autosufficienti parla di un'agenda di governo dove il dolore e la malattia sono poco presenti, mentre la politica sembra ignorare e tradire persone tutelate dalla Costituzione
Malati di Sla

Finalmente la legge di stabilità è arrivata al suo compimento. Anche i malati di Sla hanno avuto una risposta. Si legge che il fondo per la non autosufficienza, in cui erano anche i malati di Sla, è stato integrato con centoquindici milioni di euro, assai meno dei duecento milioni che erano stati chiesti al governo e che dallo stesso erano stati promessi.

Un amico autorevole mi ha detto che è stato un buon risultato, perchè si è corso il rischio grave di non ottenere niente. Come sempre, chi soffre si deve accontentare e deve essere felice di quello che gli danno.

Nella manifestazione del 14 novembre scorso presso il ministero dell'Economia, il sottosegretario Polillo si era impegnato a integrare il fondo sulla base delle richieste dei malati di Sla. Ma chiedeva (lui stesso) il numero esatto dei malati, che dichiarava, al momento, di non possedere, in modo da poter fare scelte avvedute.

Risposta singolare di un sottosegretario tecnico, che pochi giorni dopo viene clamorosamente smentito dal sottosegretario alla Sanità del medesimo governo che, su interrogazione dell’onorevole Miotto dichiarava che i malati di Sla in Italia sono 4121 e dal luglio 2012 sono nel registro delle malattie rare.

L’incontro viene presentato sulla stampa in modo da rassicurare l’opinione pubblica. Ma il precipitare del dibattito sulla legge di stabilità crea preoccupazione crescente. Nella commissione bilancio del Senato, il governo non presenta nessun emendamento per integrare  il fondo da 200 a 400 milioni.

La pressione di alcuni parlamentari del Pd ottiene che venga inserito da parte del governo uno stanziamento di 40 milioni che dovrebbero derivare dalla nuova ondata di controlli sui falsi invalidi: cosa poco credibile, per la farraginosità dei controlli stessi, dei ricorsi e di una campagna che procede molto a rilento.

All’ultimo momento la commissione ha approvato un emendamento  che aggiunge 75 milioni di euro  sul fondo, che arriva complessivamente a 315 milioni di euro (con la riserva di cui sopra per 40 milioni).

Qualche considerazione conclusiva:

a) l’assenza del governo su questa partita. I malati di Sla di fatto contano meno dello spread. Emerge quasi un’incapacità dell’esecutivo a chinarsi sul dolore civile del Paese, sulla vita di coloro che portano un patire senza limiti;

b) alla legge di stabilità è mancata una visione del Paese e c’è stato il tradizionale assalto alla diligenza, accentuato dalle imminenti elezioni politiche. Si parla di agenda Monti. Forse i disabili non sono scritti in quella agenda e questo è il vero male della politica oggi;

c) la Costituzione all’art.38 parla di “minorati”, per indicare i disabili. Espressione forte che indica non solo una malattia ma anche la mancanza di peso sociale. La Costituzione li include, la politica li esclude;

d) è un primo passo, ma non possiamo contentarci. La vicenda dei malati di Sla  è la parabola di un Paese malato, di una politica malata. Il loro dolore e il loro patire suonano come giudizio di una gestione della cosa pubblica che non taglia sulle armi, ma incide pesantemente sulla carne viva di questi malati, contraddicendo la Carta fondamentale del nostro Paese e impedendo una vita degna, anche nei contesti più drammatici.

Forse Benigni ha perso un'occasione non ricordando in televisione i malati, perché il vero tradimento della Costituzione avviene quando si abbandonano i disabili al loro destino o ancor peggio li si inganna con la furbizia delle parole e con l’assenza dei comportamenti.

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