I magnifici otto napoletani

Tra chiese, musei e antichi palazzi del centro storico napoletano. Un concentrato di arte e cultura come pochi
Napoli-San Gennaro: esposta al Museo del Tesoro la Mitra del Santo Patrono di Napoli. Foto: CESARE ABBATE/ANSA

Via Duomo, a Napoli, è nota come “la via dei musei”, tra le strade a più alta densità di musei al mondo. Comprende infatti, lungo il suo tracciato di 1200 metri e nelle adiacenze, ben otto siti museali. Otto luoghi culturali che, spaziando dall’antico al contemporaneo, costituiscono un forte attrattore turistico grazie alla loro messa in rete per meglio tutelare, promuovere e valorizzare il patrimonio in essi custodito.

Chi risale la via da piazza Nicola Amore s’imbatte per primo nel Museo civico “Gaetano Filangieri”, con sede nel quattrocentesco palazzo Cuomo. Fu inaugurato nel 1888 dal fondatore, il principe di Satriano Gaetano Filangieri junior (1824-92), che vi raccolse le sue pregevoli collezioni d’arte, numismatiche, di armi e armature cinesi, giapponesi e turche. Spettacolare è la “Sala Agata” dal bellissimo pavimento maiolicato: oltre ad opere di Luca Giordano, Francesco Solimena, Andrea Vaccaro, Jusepe de Ribera, Guido Reni, Battistello Caracciolo e Mattia Preti, espone una scultura di Luca della Robbia e la splendida collezione Perrone composta da 380 pezzi tra porcellane, maioliche, ceramiche e biscuit. Da questa sala si accede allo studio del principe con la biblioteca e l’archivio di famiglia.

Accanto al Museo il Complesso monumentale di San Severo al Pendino, chiesa non più adibita al culto, è oggi sede di concerti, esposizioni temporanee e manifestazioni culturali. L’interno è una elegante architettura del Cinquecento in cui s’inseriscono altari settecenteschi in marmo policromo. Nella cripta sono perfettamente conservati gli “scolatoi” utilizzati un tempo per disseccare i corpi dei defunti adagiandoli su sedili di pietra forati: le cosiddette “cantarelle”.

Poco lontano, svoltando in via Tribunali, un altro gioiello: il Pio Monte della Misericordia. Fondato nel 1602 da sette nobili napoletani, persegue tuttora le stesse finalità caritative. Sull’altare maggiore della chiesa troneggia uno dei dipinti più celebrati del Seicento: Le sette opere della misericordia del Caravaggio (1607). Gli fanno corona, nelle cappelle laterali, opere di Battistello Caracciolo, Luca Giordano, Fabrizio Santafede e altri. Nelle sale al primo piano è la Quadreria, ricca di dipinti di diverse scuole dal XVI al XIX secolo, in cui spiccano quelli di Giordano, Ribera, Vaccaro e Francesco De Mura: insieme alle sculture, arti applicate ed arredi, un cospicuo patrimonio d’arte formatosi nel corso di quattro secoli in seguito a eredità e donazioni. Dalla Sala del Coretto, un “palco” per la preghiera riservata, si gode una vista privilegiata del capolavoro caravaggesco nella chiesa sottostante.

Veduta di un’opera d’arte dell’artista belga Jan Fabre realizzata in corallo esposta nella mostra “La Purezza della Misericordia” ospitata nella Cappella del Pio Monte della Misericordia, a Napoli, Italia, 19 dicembre 2019. Foto: EPA/CIRO FUSCO

Senza uscire da via Tribunali, ci aspetta nello storico palazzo Ricca un museo unico nel suo genere, il Cartastorie: circa 300 mila volumi che raccolgono la documentazione degli otto banchi pubblici sorti a Napoli con scopi filantropici tra il XVI e il XVII secolo, e confluiti nel Banco di Napoli dopo l’Unità d’Italia. Attraverso un percorso interattivo e multimediale, il visitatore può scorrere la storia napoletana di oltre quattro secoli: dai movimenti dei conti dei clienti alle donazioni popolari a san Gennaro, dai compensi ai medici nelle pandemie e agli artisti per le loro prestazioni ai lavori per le grandi opere pubbliche.

Di nuovo in via Duomo, raggiungiamo lo slargo su cui incombe la maestosa facciata neogotica della Cattedrale. Sotto i portici di destra si accede al Museo del Tesoro di San Gennaro, giunto integro fino a noi grazie alla custodia della Deputazione, istituzione laica che rappresenta la città. Paragonabile, se non superiore, a quello della corona d’Inghilterra, è composto da doni dal valore inestimabile offerti da sovrani, papi, personaggi illustri, gente comune, e da opere commissionate dalla stessa Deputazione, testimonianti il genio di scultori, argentieri e orafi partenopei. Tra questi la leggendaria Mitra adorna di 3964 pietre preziose, realizzata nel 1713 dall’orafo Matteo Treglia.

Eccezionale è la concentrazione di opere di artisti napoletani e attivi a Napoli in quello straordinario contenitore di fronte al Duomo che è il Monumento nazionale dei Girolamini. Fondato tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento, sta conoscendo una seconda vita grazie ai restauri quasi conclusi. Adiacente alla chiesa, definita Domus aurea per le sue decorazioni in oro, marmi e madreperla, è il convento con la celeberrima biblioteca e due deliziosi chiostri: il piccolo detto “della porteria” e il grande “degli aranci”. L’antica Quadreria presenta importanti dipinti di maestri cinquecenteschi; mentre la cultura controriformistica è rappresentata dal Santafede e da Girolamo Imparato, in dialogo con opere di Federico Zuccari e del Pomarancio, del romano Cavalier d’Arpino e di altri esponenti del tardo-manierismo umbro e fiorentino. Nell’ambito del Seicento naturalistico spiccano importanti lavori di Caracciolo, Ribera, Vaccaro, Reni.

L’incrocio di via Duomo con via Donnaregina ci porta al Complesso monumentale di tal nome, composto da due chiese: quella trecentesca, eretta per volere della moglie di Carlo II d’Angiò, la regina Maria d’Ungheria (suo è lo splendido monumento sepolcrale, opera di Tino da Camaino; notevole anche il ciclo di affreschi attribuiti alla scuola di Pietro Cavallini, unico in Europa) e la chiesa nuova in stile barocco fatta costruire nel XVII secolo dalle clarisse del convento, che oggi ospita le collezioni del Museo diocesano: dipinti di Giordano, Aniello Falcone, Vaccaro, Solimena, Massimo Stanzione, Charles Mellin, Preti, Paolo De Matteis e tanti altri, provenienti da numerose chiese napoletane e dalla Cattedrale, e preziosi oggetti liturgici in oro e argento, tra cui la croce reliquiario di san Leonzio in oro filigranato del XII secolo, con frammento della Santa Croce.

A ridosso di questo complesso, con ingresso in via Settembrini, i tre piani dell’ottocentesco Palazzo Donnaregina ospitano il MADRE: 7200 mq di spazi espositivi che accolgono mostre temporanee e opere appositamente create per questo Museo d’Arte contemporanea: lavori di esponenti della cultura d’avanguardia come Domenico Bianchi, Francesco Clemente, Luciano Fabro, Rebecca Horn, Anish Kapoor, Jeff Koons, Jannis Kounellis, Sol LeWitt, Richard Long, Mimmo Paladino, Giulio Paolini e Richard Serra. Una vetrina in ogni campo della sperimentazione, dalle arti visive al teatro, dal cinema all’architettura, dalla musica alla letteratura, con particolare riferimento al ruolo rivestito negli ultimi cinquant’anni da Napoli e dalla Campania.

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